Nella
nostra "esplorazione" dell'universo dei Media visti attraverso il
Cinema, non possiamo non prendere in considerazione un grande film,
realizzato da un Autore che è a nostro avviso uno dei massimi cineasti
contemporanei: Peter Weir (Sydney, 21 agosto 1944). La sua brillante
carriera inizia quando, tornato in Australia dopo aver compiuto un lungo
viaggio attraverso l'Europa, egli prende a lavorare per la televisione,
realizzando cortometraggi e documentari. Ottiene notevoli
riconoscimenti di pubblico e critica, dapprima in patria poi in tutto il
mondo, con "Picnic ad Hanging Rock" (1975), pellicola rarefatta e
inquietante che ci rivela subito alcuni assi portanti della sua
"poetica": il tema fondamentale del rapporto fra gli esseri umani, le
loro società e una natura avvolgente, misteriosa e spesso 'ostile';
l'attenta esplorazione del mondo dei giovani e degli adolescenti (qui un
gruppo di collegiali); l'interesse per le dimensioni dell'inconscio e,
più in generale, per l'antropologia e l'etnologia. Tra i film
successivi meritano di essere menzionati almeno "L'ultima onda" (1977),
"Un anno vissuto pericolosamente" (1982), "Witness - Il testimone"
(1984), "L'attimo fuggente" (1989), "The Truman Show" (1998), "Master
and Commander - Sfida ai confini del mare" (2003).
Quella che qui presentiamo è la sequenza finale di "The Truman Show", una sorta di versione aggiornata, 'ipercolorata' e financo 'ottimistica' del "Grande Fratello orwelliano". Truman Burbank (un magnifico Jim Carrey) è a sua insaputa completamente immerso, fin dalla nascita, in uno show televisivo, di cui è il protagonista assoluto. Tutto ciò che egli crede di vivere è in realtà parte di un perfetto, gigantesco set in cui persone, cose e situazioni concorrono tutte, più o meno armoniosamente, allo sviluppo della sua esistenza, un'esistenza che il pubblico americano, abilmente titillato nel suo profondo 'voyeurismo', segue con fanatica passione. Deus ex-machina, demiurgo e produttore della poderosa 'messa in scena' è Christof (Ed Harris), particolarmente attento e meticoloso nella cura dell'audience. Quando Truman, a poco a poco, grazie anche ad una serie di 'discrasie', trova la forza di ribellarsi alla sua 'condizione eterodiretta, totalmente coatta', e cerca la fuga, proprio Christof tenterà, con argomenti 'potentemente seduttivi', di fermarlo... NON VI RIUSCIRÀ!
Quella che qui presentiamo è la sequenza finale di "The Truman Show", una sorta di versione aggiornata, 'ipercolorata' e financo 'ottimistica' del "Grande Fratello orwelliano". Truman Burbank (un magnifico Jim Carrey) è a sua insaputa completamente immerso, fin dalla nascita, in uno show televisivo, di cui è il protagonista assoluto. Tutto ciò che egli crede di vivere è in realtà parte di un perfetto, gigantesco set in cui persone, cose e situazioni concorrono tutte, più o meno armoniosamente, allo sviluppo della sua esistenza, un'esistenza che il pubblico americano, abilmente titillato nel suo profondo 'voyeurismo', segue con fanatica passione. Deus ex-machina, demiurgo e produttore della poderosa 'messa in scena' è Christof (Ed Harris), particolarmente attento e meticoloso nella cura dell'audience. Quando Truman, a poco a poco, grazie anche ad una serie di 'discrasie', trova la forza di ribellarsi alla sua 'condizione eterodiretta, totalmente coatta', e cerca la fuga, proprio Christof tenterà, con argomenti 'potentemente seduttivi', di fermarlo... NON VI RIUSCIRÀ!
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