Luigi Comencini (Salò, 8 giugno 1916 - Roma, 6 aprile 2007) è stato non
solo uno dei maggiori esponenti della cinematografia italiana del
Novecento, ma, al pari di Germi, De Sica, Risi, Monicelli, Zampa, Loy e
Scola (per citare i più grandi), anche un maestro assoluto della
cosiddetta “commedia all'italiana”, da lui stesso 'anticipata' con "Pane,
amore e fantasia" (1953). Della sua notevole filmografia, realizzata nel
corso di una lunga carriera, occorre ricordare almeno “Proibito rubare”
(1948), “La bella di Roma” (1955), “Mariti in città” (1957), “Tutti a
casa” (1960), “A cavallo della tigre” (1961), “La ragazza di Bube”
(1963), “Incompreso” (1966), “Lo scopone scientifico” (1972) “La donna
della domenica” (1975), “Signore e signori, buonanotte” (1976),
“L'ingorgo - Una storia impossibile” (1979), “Voltati Eugenio” (1980),
“Un ragazzo di Calabria” (1987), senza dimenticare i numerosi 'episodi'
in film a più mani, e i non meno numerosi lavori per la televisione,
come gli sceneggiati (uno per tutti, il celeberrimo “Le avventure di
Pinocchio”, del 1972), le serie (bellissima, ad esempio, “I bambini e
noi”, del 1970) e le inchieste (memorabile “L'amore in Italia”, del
1978). Sapiente nella direzione di attori e caratteristi, dotato di uno
sguardo davvero unico per il “mondo dell'infanzia” (sempre approcciato
con grande sensibilità e profonda partecipazione), Comencini è stato
capace anche, come pochi, di mettere sotto la lente d'ingrandimento con
feroce, spietato sarcasmo, contraddizioni sociali e vizi e debolezze
umane dei 'contemporanei'. Emblematico in tal senso “L'ingorgo - Una
storia impossibile” (noto anche come “Black out in autostrada”),
liberamente tratto da un racconto di Julio Cortázar - non accreditato -
dal titolo “L'autoroute du Sud” (1966). Commedia 'nera' e al contempo
lucido, potente 'apologo socio-antropologico' sui mali di una 'civiltà
ipertrofica', cresciuta in maniera tumultuosa quanto scomposta, il film è
la perfetta 'metafora consuntiva' della parabola attraversata da quello
che era stato "l'amato-odiato oggetto privilegiato" della stessa
“commedia all'italiana”: sul muro del gigantesco ingorgo, infatti,
s'infrangono definitivamente tutti i sogni e le illusioni che avevano
caratterizzato la “società del boom economico”. Un'amara metafora che
perviene direttamente sino al nostro presente, solo che si abbiano la
voglia e il coraggio di intravedere, sullo sfondo delle odierne
«controversie sull'inquinamento da polveri sottili», l'OGGETTIVO
IMBARBARIMENTO IN CUI È DESTINATA A NAUFRAGARE UNA REALTÀ DOMINATA DALLA
«TOTALE MERCIFICAZIONE», NONCHÉ DA UN «PROGRESSO TECNO-SCIENTIFICO
“IRRIFLESSO”»! Nella sequenza che qui presentiamo, un 'apologo
nell'apologo', le parole pronunciate dal prete 'eccentrico' (che
sembrano riecheggiare i migliori testi della “Teologia della
Liberazione”!) cadono come pietre. Ascoltiamole attentamente. “De re
nostra agitur”!
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