mercoledì 30 dicembre 2015

'L'ingorgo - Una storia impossibile' (1979) di Luigi Comencini (da SpckSCc71)

Luigi Comencini (Salò, 8 giugno 1916 - Roma, 6 aprile 2007) è stato non solo uno dei maggiori esponenti della cinematografia italiana del Novecento, ma, al pari di Germi, De Sica, Risi, Monicelli, Zampa, Loy e Scola (per citare i più grandi), anche un maestro assoluto della cosiddetta “commedia all'italiana”, da lui stesso 'anticipata' con "Pane, amore e fantasia" (1953). Della sua notevole filmografia, realizzata nel corso di una lunga carriera, occorre ricordare almeno “Proibito rubare” (1948), “La bella di Roma” (1955), “Mariti in città” (1957), “Tutti a casa” (1960), “A cavallo della tigre” (1961), “La ragazza di Bube” (1963), “Incompreso” (1966), “Lo scopone scientifico” (1972) “La donna della domenica” (1975), “Signore e signori, buonanotte” (1976), “L'ingorgo - Una storia impossibile” (1979), “Voltati Eugenio” (1980), “Un ragazzo di Calabria” (1987), senza dimenticare i numerosi 'episodi' in film a più mani, e i non meno numerosi lavori per la televisione, come gli sceneggiati (uno per tutti, il celeberrimo “Le avventure di Pinocchio”, del 1972), le serie (bellissima, ad esempio, “I bambini e noi”, del 1970) e le inchieste (memorabile “L'amore in Italia”, del 1978). Sapiente nella direzione di attori e caratteristi, dotato di uno sguardo davvero unico per il “mondo dell'infanzia” (sempre approcciato con grande sensibilità e profonda partecipazione), Comencini è stato capace anche, come pochi, di mettere sotto la lente d'ingrandimento con feroce, spietato sarcasmo, contraddizioni sociali e vizi e debolezze umane dei 'contemporanei'. Emblematico in tal senso “L'ingorgo - Una storia impossibile” (noto anche come “Black out in autostrada”), liberamente tratto da un racconto di Julio Cortázar - non accreditato - dal titolo “L'autoroute du Sud” (1966). Commedia 'nera' e al contempo lucido, potente 'apologo socio-antropologico' sui mali di una 'civiltà ipertrofica', cresciuta in maniera tumultuosa quanto scomposta, il film è la perfetta 'metafora consuntiva' della parabola attraversata da quello che era stato "l'amato-odiato oggetto privilegiato" della stessa “commedia all'italiana”: sul muro del gigantesco ingorgo, infatti, s'infrangono definitivamente tutti i sogni e le illusioni che avevano caratterizzato la “società del boom economico”. Un'amara metafora che perviene direttamente sino al nostro presente, solo che si abbiano la voglia e il coraggio di intravedere, sullo sfondo delle odierne «controversie sull'inquinamento da polveri sottili», l'OGGETTIVO IMBARBARIMENTO IN CUI È DESTINATA A NAUFRAGARE UNA REALTÀ DOMINATA DALLA «TOTALE MERCIFICAZIONE», NONCHÉ DA UN «PROGRESSO TECNO-SCIENTIFICO “IRRIFLESSO”»! Nella sequenza che qui presentiamo, un 'apologo nell'apologo', le parole pronunciate dal prete 'eccentrico' (che sembrano riecheggiare i migliori testi della “Teologia della Liberazione”!) cadono come pietre. Ascoltiamole attentamente. “De re nostra agitur”!

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