mercoledì 30 dicembre 2015

'L'ultima onda' (1977) di Peter Weir (da TheVideodrome76)

Peter Weir, come abbiamo già avuto modo di dire, è un grandissimo regista animato da una profonda e precisa "poetica". Ciò non toglie che egli ci abbia lasciato una serie di indiscutibili capolavori molto diversi l'uno dall'altro quanto a tematiche ed ambientazioni, mostrando inoltre, come tutti i grandi, di saper agilmente piegare i "generi" alle proprie 'esigenze espressive'. Emblematico in tal senso uno dei suoi primi film, di cui proponiamo qui una efficacissima 'epitome': "L'ultima onda", realizzato nel 1977. Singolare e riuscitissima commistione fra racconto di fantascienza in chiave apocalittica, trattato socio-antropologico e saggio di psicologia analitica di sapore junghiano, l'opera, un meccanismo perfetto sotto il profilo 'formale', mantiene inalterato tutto il suo fascino e la sua 'attualità'. Gli sconvolgimenti climatici e ambientali che d'improvviso affliggono la città di Sydney sembrano trovare un corrispettivo, un qualche puntuale riflesso nella mente e nell'animo di David Burton (Richard Chamberlain), un avvocato che ha accettato di difendere un gruppo di aborigeni accusati di omicidio. Nel corso delle sue indagini per il processo, David finisce per subire il fascino della millenaria e misteriosa cultura aborigena, intrisa di pratiche magico-religiose e di un sacrale rispetto per Madre Natura: visioni oniriche sempre più terribili si sovrappongono e si mescolano con perturbanti sogni della sua infanzia, e quando tramite uno degli imputati attinge i segreti e le implicazioni di una concezione ciclica del tempo, egli prova l'oscura quanto angosciosa sensazione di essere lui stesso un "mulkurul", il messaggero che periodicamente annuncia la fine del mondo. Ma, perduta la causa, David ha appena il tempo di scoprire, in un antico santuario, i segni premonitori dell'imminente apocalisse: un'onda gigantesca sommerge tutto.
C'è un testo formidabile, che ho avuto la fortuna di incrociare e studiare a fondo fin da giovane. S'intitola "Dialettica dell'illuminismo", ed è stato scritto a quattro mani, nel 1947 (!), dai due esponenti più autorevoli della cosiddetta "Scuola di Francoforte": Max Horkheimer e Theodor W. Adorno. Non so se Peter Weir l'abbia mai conosciuto, ma eccone qui l'epitome: IL DOMINIO INCONTROLLATO DELLA «RAGIONE STRUMENTALE» SULLA «NATURA ESTERNA E INTERNA AGLI ESSERI UMANI» SI RIVELA FOLLE E SUICIDA; FINISCE, INFATTI, FATALMENTE, NELLA «BARBARIE SOCIO-CULTURALE» E NELLA «CATASTROFE ECOLOGICA»!

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