domenica 24 marzo 2019

«LA CINA È SEMPRE PIÙ VICINA»!!!

«LA VITTORIOSA LOTTA DI XI JINPING ALLA CORRUZIONE»

PREMESSO CHE HO SEMPRE OSTEGGIATO IL «CULTO DELLA PERSONALITÀ DI CHICCHESSÍA», E CHE ABORRO L'«UOMO FORTE E SOLO AL COMANDO», CUI HO SEMPRE PREFERITO E CONTINUO A PREFERIRE UNA «GESTIONE DEL POTERE DI TIPO "CONSILIARE" (EPPERÒ ATTIVAMENTE SUPPORTATA DA UN "SENSO DELLA RESPONSABILITÀ CIVILE E POLITICA DIFFUSO"!)», COMUNQUE LA SI PENSI NON SI PUÒ NON APPREZZARE LA LOTTA (VITTORIOSA, APPUNTO!) CHE IL LEADER CINESE HA PORTATO AVANTI CON GRANDE ENERGIA E FERMEZZA «CONTRO L'ENORME CORRUZIONE ALL'INTERNO DEL SUO PAESE, E SEGNATAMENTE ALL'INTERNO DEGLI APPARATI DEL SUO STESSO PARTITO»! 
UNA BATTAGLIA CHE, FERME RESTANDO LE «OVVIE, SOSTANZIALI DIFFERENZE ANTROPOLOGICHE FRA NOI E I CINESI, NONCHÉ LE ALTRETTANTO SCONTATE, DIFFERENTI "CARATTERISTICHE SISTEMICHE" FRA LA CINA E IL NOSTRO PAESE», MUTATIS MUTANDIS POTREBBE ("DOVREBBE"?) COMUNQUE "SEGNALARCI QUALCOSA DI MOLTO IMPORTANTE", VISTO CHE «TRA LE INNUMEREVOLI, PURULENTE PIAGHE CHE CI AFFLIGGONO, QUELLA DELLA "DIFFUSA CORRUZIONE" NON È CERTO LA MINORE»!!!

«Governatore di Fujian dal 1999 al 2002, di Zhejiang dal 2002 al 2007 e di Shangai per pochi mesi, nel 2007, prima della promozione al Comitato Permanente del Politburo, Xi Jinping ha avviato il suo cursus honorum nell’amministrazione regionale di primo e secondo livello della Repubblica Popolare e ha potuto toccare con mano l’enorme mole delle corruttele attraversanti gli apparati di potere cinesi. Al momento dell’ascesa al potere di Xi Jinping, nel 2012, il Pew Research Institute individuò nella corruzione il primo tema nella scala di interessi della popolazione cinese, preoccupata per l’influsso delle distorsioni del sistema sulla sperequata distribuzione della ricchezza e sulla legittimità del potere del Partito Comunista Cinese.
Nel corso di cinque anni 1,4 milioni di quadri o dipendenti del Partito Comunista Cinese sono stati sanzionati, licenziati o arrestati per reati connessi a corruzione, peculato o malversazione finanziaria: la campagna di punizione e moralizzazione ha interessato, tra gli altri, 1.600 funzionari di ministero o prefettura e 190 “tigri”, ovverosia figure dotate di un rango pari o superiore a quello di vice-ministro, vice-governatore provinciale o generale superiore tra cui si segnalano i due storici leader del People’s Libération Army Guo Boxiong e Xu Caihou, la cui epurazione ha aperto la strada alla concentrazione del potere militare nelle mani di Xi Jinping. La campagna ha sicuramente contribuito a ridurre l’elevato traffico di tangenti dovuto alla commistione tra il sistema di erogazione di fondi dal governo centrale alle entità locali, le strutture che gestiscono il sistema di commissione e appalto delle opere pubbliche e i potentati regionali interni al Partito. In un Paese che vede 20 aree metropolitane possedere un PIL superiore ai 200 miliardi di dollari, da Zhengzhou, la cui economia ha la misura di quella dell’Ecuador, a Shangai, che con 810 miliardi di dollari è comparabile alle Filippine, un sistema di controllo sulla corruzione risultava oltremodo vitale per garantire un futuro al Partito Comunista Cinese. Tuttavia, non c’è dubbio che la campagna di lotta alla corruzione abbia rappresentato per Xi Jinping un utile ariete di sfondamento per conseguire l’indebolimento di fazioni rivali in seno al Partito e rafforzare un processo che lo ha portato a essere riconosciuto come “nucleo” della formazione egemone del sistema politico cinese e a vedere il suo pensiero iscritto nello Statuto ufficiale al recente 19° Congresso


                 

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