New York, Manhattan, metà anni Settanta. Un commando di sicari, guidato
da un killer professionista di nome Joubert (Max von Sydow), irrompe
nell'ufficio di una sezione della CIA impegnato in operazioni di OSINT
(acronimo delle parole inglesi Open Source INTelligence, è l'attività di
raccolta di informazioni mediante la consultazione di fonti di pubblico
accesso: si legge e studia attentamente tutto ciò che viene pubblicato a
livello mondiale - oggi, ovviamente, compreso quanto appare sul Web - ,
sulle tracce di individui e gruppi sospetti o pericolosi, trame
nascoste, codici segreti...), e fa strage di tutti i presenti. Alla
carneficina sfugge però fortuitamente il giovane e brillante Joseph
Turner (Robert Redford), nome in codice "Condor": è sceso a comprare la
colazione per sé e i suoi colleghi. Scoperto l'eccidio, e sentendosi in
grave pericolo (oltretutto sa bene di non potersi fidare di nessuno!),
dopo aver vanamente cercato spiegazioni e protezione presso la sede
centrale, nella persona del vicedirettore Higgins (Cliff Robertson),
Condor, pur disperato, fa una mossa genialmente lucida: sequestra e si
rifugia in casa di una perfetta sconosciuta, Kathy Hale (Faye Dunaway).
Dopo l'iniziale, più che comprensibile diffidenza, la donna lo aiuterà
attivamente a dipanare i fili di quello che si dice “uno sporco
complotto”: per assicurarsi il controllo del petrolio, una sezione
“deviata” interna alla CIA, capeggiata dall'alto funzionario Atwood,
aveva pianificato di far scoppiare una guerra in Medio Oriente, ciò che
proprio un dettagliato rapporto di Condor aveva involontariamente
smascherato. Così, mentre una parte della CIA (Atwood in testa) aveva
assoldato il killer "indipendente" Joubert per eliminare drasticamente
ogni possibile collegamento con i responsabili del complotto, viceversa
un'altra, per individuarli, aveva non meno cinicamente usato il
sopravvissuto Condor come bersaglio mobile.
L'opera, ottimo adattamento dal romanzo “I sei giorni del Condor” (1974) di James Grady, che l'ha anche “sceneggiato”, combina abilmente due “generi cinematografici”, “spionaggio” e “thriller”, ma li supera entrambi ergendosi ad esemplare “parabola politica”. Al centro della vicenda narrata resta infatti la possibilità - tutt'altro che peregrina! - che i servizi segreti, o una parte di essi, sottraendosi ad ogni controllo “democratico”, prendano ad agire secondo finalità e con mezzi “scorretti”, o comunque “non approvati”. Il film ebbe un grande successo, non solo perché magistralmente confezionato da Sydney Pollack e splendidamente interpretato da tre attori che all'epoca erano sulla cresta dell'onda, ma anche e soprattutto perché fu realizzato in un periodo nel quale in buona parte dell'opinione pubblica americana e più in generale occidentale dominava un forte sentimento di avversità nei confronti dell'aggressiva politica estera USA - eclatante la sua massiccia ingerenza in America Latina, di cui il cruento Golpe del 1973 in Cile fu solo un esempio! - nonché delle subdole manipolazioni dell'informazione da parte dell'establishment. Va tenuto ben presente, infatti, che esso uscì nel 1975, in un momento di profonda disillusione dell'americano “medio”, il quale, se proprio in quell'anno assisteva amaramente alla umiliante uscita di scena degli USA dalla terribile guerra in Vietnam, appena un anno prima aveva vissuto il terremoto politico conseguente allo Scandalo Watergate, che aveva travolto l'amministrazione Nixon.
Quella che qui proponiamo è la sequenza finale, in cui un Turner/Condor (momentaneamente!) fuori pericolo va ad un incontro col vicedirettore Higgins, e gli chiede ulteriori spiegazioni circa le ragioni di quanto successo e le prospettive del piano/complotto CIA (qui la “Compagnia”), apparentemente 'abortito'. Il dialogo fra i due merita la massima attenzione, in quanto rappresenta in modo emblematico DUE VISIONI DEL MONDO DECISAMENTE CONTRAPPOSTE E INCONCILIABILI: QUELLA DEI «CITTADINI CONSAPEVOLI», CHE RIVENDICANO CON FORZA IL «DIRITTO DI PARTECIPARE DEMOCRATICAMENTE» ALLE SCELTE FONDAMENTALI IN AMBITO SOCIO-POLITICO ED ECONOMICO, E QUELLA DI «TALUNI APPARATI DI POTERE», I QUALI, NASCONDENDOSI DIETRO LA SCUSA DI PERSEGUIRE IL «BENE COMUNE», IN REALTÀ È «NELL'INTERESSE DI POCHI», E «SULLA PELLE DI TUTTI», CHE FANNO I LORO «SPORCHI GIOCHI E SANGUINOSI ESPERIMENTI DI CARATTERE SOCIO-POLITICO ED ECONOMICO»!
L'opera, ottimo adattamento dal romanzo “I sei giorni del Condor” (1974) di James Grady, che l'ha anche “sceneggiato”, combina abilmente due “generi cinematografici”, “spionaggio” e “thriller”, ma li supera entrambi ergendosi ad esemplare “parabola politica”. Al centro della vicenda narrata resta infatti la possibilità - tutt'altro che peregrina! - che i servizi segreti, o una parte di essi, sottraendosi ad ogni controllo “democratico”, prendano ad agire secondo finalità e con mezzi “scorretti”, o comunque “non approvati”. Il film ebbe un grande successo, non solo perché magistralmente confezionato da Sydney Pollack e splendidamente interpretato da tre attori che all'epoca erano sulla cresta dell'onda, ma anche e soprattutto perché fu realizzato in un periodo nel quale in buona parte dell'opinione pubblica americana e più in generale occidentale dominava un forte sentimento di avversità nei confronti dell'aggressiva politica estera USA - eclatante la sua massiccia ingerenza in America Latina, di cui il cruento Golpe del 1973 in Cile fu solo un esempio! - nonché delle subdole manipolazioni dell'informazione da parte dell'establishment. Va tenuto ben presente, infatti, che esso uscì nel 1975, in un momento di profonda disillusione dell'americano “medio”, il quale, se proprio in quell'anno assisteva amaramente alla umiliante uscita di scena degli USA dalla terribile guerra in Vietnam, appena un anno prima aveva vissuto il terremoto politico conseguente allo Scandalo Watergate, che aveva travolto l'amministrazione Nixon.
Quella che qui proponiamo è la sequenza finale, in cui un Turner/Condor (momentaneamente!) fuori pericolo va ad un incontro col vicedirettore Higgins, e gli chiede ulteriori spiegazioni circa le ragioni di quanto successo e le prospettive del piano/complotto CIA (qui la “Compagnia”), apparentemente 'abortito'. Il dialogo fra i due merita la massima attenzione, in quanto rappresenta in modo emblematico DUE VISIONI DEL MONDO DECISAMENTE CONTRAPPOSTE E INCONCILIABILI: QUELLA DEI «CITTADINI CONSAPEVOLI», CHE RIVENDICANO CON FORZA IL «DIRITTO DI PARTECIPARE DEMOCRATICAMENTE» ALLE SCELTE FONDAMENTALI IN AMBITO SOCIO-POLITICO ED ECONOMICO, E QUELLA DI «TALUNI APPARATI DI POTERE», I QUALI, NASCONDENDOSI DIETRO LA SCUSA DI PERSEGUIRE IL «BENE COMUNE», IN REALTÀ È «NELL'INTERESSE DI POCHI», E «SULLA PELLE DI TUTTI», CHE FANNO I LORO «SPORCHI GIOCHI E SANGUINOSI ESPERIMENTI DI CARATTERE SOCIO-POLITICO ED ECONOMICO»!
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