venerdì 23 luglio 2010

La bellezza costitutiva del e diffusa sul nostro piccolo/grande pianeta sembra essere in realtà parte integrante della struttura stessa dell'universo. Per essa l'umano ingegno, balbettando, ha trovato nei secoli mirabili formule: la «musica dei mondi», l'«armonia delle sfere», la «perfezione del cosmo» o del «creato»... Di recente, e non a caso, scienziati e matematici (occorre ricordare che per Galileo il testo della Natura è scritto in caratteri matematici?), alla ricerca di una teoria unificante delle forze che agiscono nell'universo, tendono a privilegiare, nel valutare 'costrutti' siffatti, non tanto la loro stringenza tecnicistica (spesso 'paritaria') quanto  la loro eleganza, ossia, appunto, la loro bellezza! Il bello insomma, fratello siamese (kantianamente) del bene e del giusto, è proprio di questo mondo! Domanda: perchè mai allora dei portatori del sentimento del bello e del sublime, quali noi esseri umani siamo per «natura», siamo capaci al contempo di orribili nefandezze? Un umile abbozzo di risposta: in quanto parte della «natura», qui Madre Terribilis, siamo brutali, feroci, ingiusti. Speranza, per quanto flebile: se provassimo (nietzscheanamente) a «divenire finalmente ciò che siamo», ossia «Natura che conosce e prende coscienza di se stessa»?... A presto     

1 commento:

  1. In un città qualunque, di una Nazione qualsiasi, in un tempo indefinito all'improvviso, nel tran-tran quotidiano esplode un'epidemia di CECITÀ. Una cecità contagiosa che si trasmette non si sa come. Il Governo correrà immediatamente ai ripari e, pur ignorando in che modo si diffonde l'epidemia, isolerà i primi ciechi (che ben presto diverranno centinaia), in un ex manicomio, impedendo loro qualsiasi contatto con l'esterno.
    Questa cecità non solo è più contagiosa e si diffonde più rapidamente di un'influenza, ma per di più è BIANCA. Il titolo originale del libro è "Saggio sulla Cecità" di Josè Saramago.
    "E' come essere immersi in un mare di latte ad occhi aperti", dirà uno dei ciechi.
    La privazione della vista è, in un certo senso, la privazione della ragione.
    Caro "custode" io non sono "cieca".(GerdaTaro)

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