Padre Sorge e il primo populista
di Paolo Pagliaro (© 9Colonne)
«(17 ottobre 2019) Il gesuita Padre Bartolomeo Sorge, teologo e
politologo, è stato tra i protagonisti di una stagione in cui il
cattolicesimo democratico ha avuto un ruolo di primo piano nella
battaglia politica. Era la stagione dei popolari, ora sostituiti dai
populisti. A questi ultimi Sorge dedica il libro scritto con Chiara
Tintori per le Edizioni Terra Santa e intitolato “Perché il populismo fa
male al popolo”. Fa male, scrive Sorge, perché è privo del senso dello
Stato, è nemico della laicità positiva, sacrifica l’essere
all’apparire, specula sulle paure e sui problemi delle persone, fa
dell’altro un nemico.
Dal maggio 1994 al dicembre 2011,
Berlusconi è stato quattro volte presidente del Consiglio e padre Sorge è
convinto che sia stato lui a introdurre il populismo nell’Italia
repubblicana.
Preoccupato anzitutto di provvedere agli interessi propri e dei suoi sostenitori, Berlusconi – scrive Sorge – provvide a eliminare l’imposta di successione e quella sulle donazioni, a depenalizzare il falso in bilancio, a legalizzare il rientro dei capitali esportati illegalmente all’estero e diede il via a una lunga serie di condoni e di sanatorie. Quindi, per difendere se stesso e i suoi dalla cosiddetta “persecuzione” della magistratura, tergiversò sulle rogatorie internazionali e sul mandato di cattura europeo, autorizzò la sospensione o il trasferimento dei processi «per legittimo sospetto» e ridusse i termini di prescrizione con l’intento trasparente di salvare l’amico Previti.
Dopo averci restituito un po’ di memoria, Sorge conclude che questa mancanza di senso dello Stato e del bene comune costituisce, appunto, l’essenza del populismo.»
Preoccupato anzitutto di provvedere agli interessi propri e dei suoi sostenitori, Berlusconi – scrive Sorge – provvide a eliminare l’imposta di successione e quella sulle donazioni, a depenalizzare il falso in bilancio, a legalizzare il rientro dei capitali esportati illegalmente all’estero e diede il via a una lunga serie di condoni e di sanatorie. Quindi, per difendere se stesso e i suoi dalla cosiddetta “persecuzione” della magistratura, tergiversò sulle rogatorie internazionali e sul mandato di cattura europeo, autorizzò la sospensione o il trasferimento dei processi «per legittimo sospetto» e ridusse i termini di prescrizione con l’intento trasparente di salvare l’amico Previti.
Dopo averci restituito un po’ di memoria, Sorge conclude che questa mancanza di senso dello Stato e del bene comune costituisce, appunto, l’essenza del populismo.»
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