tag:blogger.com,1999:blog-73631094727461705752024-02-07T06:16:53.971+01:00il custodeil custodeIl Custodehttp://www.blogger.com/profile/09230724699780266634noreply@blogger.comBlogger757125tag:blogger.com,1999:blog-7363109472746170575.post-79775965238164055002020-01-24T02:28:00.001+01:002020-01-25T02:33:38.392+01:00CONTRO GLI «ECO-FASCISTI NEGAZIONISTI»!!!<div style="text-align: justify;">
È PIÙ CHE EVIDENTE CHE «IL BULLO MADE IN USA, A CAPO DI TUTTI GLI
"ECO-FASCISTI" DEL PIANETA, SI INSERISCE PERFETTAMENTE NEL SOLCO DI
QUELLA "REAZIONARIA GENÍA NEGAZIONISTA DI FALCHI REPUBBLICANI", DA
SEMPRE AL SOLDO (QUANDO NON "DIRETTAMENTE AZIONISTA"!) DELLE
"POTENTISSIME MULTINAZIONALI DEL FOSSILE (E DEL CEMENTO!)", UN
"COMPLESSO MILITAR INDUSTRIALE E FINANZIARIO" CHE TENTA DI GIUSTIFICARE I
PROPRI "AVIDI INTERESSI PRIVATISTICI" APPELLANDOSI (MA IN REALTÀ
"MANIPOLANDOLI ABILMENTE IN OGNI MODO"!) AI PRESUNTI "DESIDERATA DELLA
POPOLAZIONE AMERICANA", CON IL BEN NOTO VECCHIO, STANTÍO SLOGAN: "IL
TENORE DI VITA DEGLI AMERICANI (LEGGI "CONSUMISMO SFRENATO"!) NON PUÒ
MAI ESSERE MESSO IN DISCUSSIONE"»!</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
ORA, A PARTE IL FATTO CHE
ALMENO LA METÀ DEGLI AMERICANI NON LA PENSA AFFATTO IN QUESTO MODO
OTTUSO E TRACOTANTE, E CHE UNA BUONA PARTE DI ESSI NON È MAI STATA
NEMMENO SFIORATA DAI "MITICI BENEFÍCI DEL SOGNO A STELLE E STRISCIE",
PARTICOLARMENTE GRAVE APPARE OGGI, IN «UN PIANETA SEMPRE PIÙ
INTERCONNESSO, DALLE RISORSE NIENT'AFFATTO INFINITE, E QUEL CHE È PEGGIO
DEVASTATO PROPRIO DA UN SECOLARE SISTEMA ECONOMICO DI PRODUZIONE E
CONSUMO ALTAMENTE ENERGIVORO E PROFONDAMENTE INQUINANTE», DI ASSOLUTA
GRAVITÀ, DICEVAMO, APPARE «IL RIFERIRSI ESCLUSIVAMENTE ALLA "CRESCITA
(PERALTRO PIÙ CHE DISCUTIBILE!)" DI UN SOLO PAESE, PER QUANTO GRANDE E
POTENTE ESSO SIA, TRASCURANDO CINICAMENTE QUANTO ALTEZZOSAMENTE LE
INEVITABILI RICADUTE (IN TERMINI DI COSTI UMANI E MATERIALI!)
UNIVERSALI»!!!</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
L'APPELLO VA ALLORA DIRETTAMENTE AI «CONCITTADINI
DEL BULLO "COMANDANTE IN CAPO", E NON TANTO A QUELLI CHE NON LO
SOPPORTANO (TROPPO SCONTATO!), BENSÍ AI SUOI FAN, O MEGLIO A COLORO, FRA
DI ESSI, "ANCORA NON ACCECATI DEL TUTTO DAL RISENTIMENTO RANCOROSO"»:
QUANDO IL VOSTRO «IGNORANTONE IN CAPO», CON UN FACILE QUANTO MISERO
ESPEDIENTE RETORICO, ATTACCA GLI AMBIENTALISTI QUALIFICANDOLI COME
«PROFETI DI SVENTURE E PROSPETTATORI DI APOCALISSI», OMETTE DI DIRE CHE
DIETRO DI ESSI VI SONO «LE PRECISE ANALISI, SPERIMENTAZIONI E PROIEZIONI
DELL'INTERO MONDO SCIENTIFICO, E CHE QUINDI "È DEL TUTTO VANO IL SUO
GOFFO TENTATIVO DI SVIARE DA SÉ E DAI SUOI ACCOLITI LE DIRETTE E
INDIRETTE RESPONSABILITÀ DELLE INESORABILI CATASTROFI IN ESSERE E A
VENIRE"»!</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
MA NON BASTA. SE IL VOSTRO "SAPESSE DI COSA PARLA",
COMPRENDEREBBE CHE PERSINO L'«ANTICA MITOLOGIA» HA QUALCOSA DA
INSEGNARCI IN PROPOSITO: CASSANDRA, LA "PROFETESSA DI SVENTURE PER
ANTONOMASIA", NON VATICINAVA AFFATTO A VANVERA, IN QUANTO AVEVA RICEVUTO
IL DONO DELLA PREVEGGENZA DA APOLLO, DIO DEL SOLE, DI TUTTE LE ARTI E
DEGLI ORACOLI, MA ALTRESÍ... DELLA "SCIENZA CHE ILLUMINA L'INTELLETTO":
«Per sedurre Cassandra, figlia del re di Troia Priamo, Apollo le promise
il dono della profezia. Tuttavia, dopo aver accettato il patto, la
donna si tirò indietro, rimangiandosi la parola data. Il Dio allora,
sputandole sulle labbra, le diede sì il dono di vedere il futuro, ma la
condannò a non venir mai creduta per le sue previsioni. La previsione
più tragica ed inascoltata di Cassandra fu la caduta di Troia.»!</div>
<div style="text-align: justify;">
<b>POTETE SCOMMETTERCI: «CASSANDRA, PER QUANTO DESTINATA A RIMANERE
"INASCOLTATA", ERA PERFETTAMENTE IN GRADO DI "PRE-VEDERE" PERCHÉ
"CONOSCEVA PROFONDAMENTE LA NATURA DEGLI ESSERI UMANI E DELLE COSE"»!!!</b></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Cassandra_(mitologia)?fbclid=IwAR0WQL803dWOMjh2Can6R8x_KNbYWBYIT3d2K3jH7iouYRi_1I8KiqZH4eI">https://it.wikipedia.org/wiki/Cassandra_(mitologia)?fbclid=IwAR0WQL803dWOMjh2Can6R8x_KNbYWBYIT3d2K3jH7iouYRi_1I8KiqZH4eI</a> </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Apollo?fbclid=IwAR22lJC0Ia3bbz5565D_uRbUN593skWDVORLxnG5ktY_dGVSElND6KM_azY#Apollo_e_Cassandra">https://it.wikipedia.org/wiki/Apollo?fbclid=IwAR22lJC0Ia3bbz5565D_uRbUN593skWDVORLxnG5ktY_dGVSElND6KM_azY#Apollo_e_Cassandra</a> </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgKce8Rk9ALCDt3W3LI0pKaAU-PGbEV1ZHrbRBAiTua2-TnY4FJi2HjBQMQeZ1byEJK-sbYPAcbs6eyowoSQv1UKMvfpVhpGePHYR6RnHXyrITtuAmAh9pp2egCKOh9tu7seYtmO7hzrQKp/s1600/Trump+EcoMostro+%2528Il+Manifesto+del+22gen2020%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="951" data-original-width="662" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgKce8Rk9ALCDt3W3LI0pKaAU-PGbEV1ZHrbRBAiTua2-TnY4FJi2HjBQMQeZ1byEJK-sbYPAcbs6eyowoSQv1UKMvfpVhpGePHYR6RnHXyrITtuAmAh9pp2egCKOh9tu7seYtmO7hzrQKp/s640/Trump+EcoMostro+%2528Il+Manifesto+del+22gen2020%2529.jpg" width="445" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
Il Custodehttp://www.blogger.com/profile/09230724699780266634noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7363109472746170575.post-13251362973216655102019-11-10T03:28:00.000+01:002019-11-10T03:28:57.910+01:00ALLE ORIGINI DELLA «GRAVE CRISI POLITICA, SOCIO-ECONOMICA E AMBIENTALE» IN CUI SIAMO IMMERSI!!!<h1 class="a-size-large a-spacing-none" id="title" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span class="a-size-large" id="productTitle">Pierre Dardot & Christian Laval, <i>La nuova ragione del mondo. Critica della razionalità neoliberista, trad. it.</i>, DeriveApprodi 2019 (2a edizione)<br /><i></i></span></span></h1>
<h1 class="a-size-large a-spacing-none" id="title" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span class="a-size-large" id="productTitle"></span><span class="a-size-large" id="productTitle">Presentazione</span></span></h1>
<h1 class="a-size-large a-spacing-none" id="title" style="text-align: justify;">
<span style="font-weight: normal;"><span style="font-size: small;"><span class="a-size-large" id="productTitle">«</span></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-size: small;"><span class="a-size-large" id="productTitle">Che il capitalismo non sia affatto onnisciente e in grado di
autoregolarsi è, almeno dalla crisi iniziata nel 2007, sotto gli occhi
di tutti. Questo libro dimostra, però, che il caos economico,
finanziario e politico di cui siamo testimoni nell’ultimo decennio
deriva da una precisa razionalità, sotterranea, diffusa e globale. Si
tratta della razionalità del neoliberismo, che oggi arriva a coincidere
con quella del capitalismo stesso.</span></span></span></h1>
<h1 class="a-size-large a-spacing-none" id="title" style="text-align: justify;">
<span style="font-weight: normal;"><span style="font-size: small;"><span class="a-size-large" id="productTitle"> </span><span class="a-size-large" id="productTitle">"La nuova ragione del mondo", opera magistrale del filosofo Pierre
Dardot e del sociologo Christian Laval, è stata la prima esaustiva
analisi del «neoliberismo» inteso come razionalità economica e di
governo, diventando ben presto un riferimento imprescindibile del
dibattito critico e politico internazionale. Con un approccio a cavallo
tra diverse discipline (economia politica, filosofia, sociologia del
lavoro...) i due autori hanno ricostruito le premesse teoriche delle
dottrine liberali ripercorrendo le molteplici strade intraprese dal
liberalismo per imporsi oggi come vera e propria «ragione del mondo».
Nell'erigere la concorrenza a norma universale dei comportamenti, nel
fagocitare ogni ambito dell'esistenza, nel produrre nuove dinamiche di
subordinazione, la razionalità neoliberista ha finito con l'erodere le
premesse della stessa democrazia, ponendo le basi per la crisi dei
sistemi politici e l'ascesa del populismo. Solo la comprensione e
l'analisi di questa specifica razionalità - che ha ormai pervaso tanto
l'ambito del lavoro quanto quello delle relazioni intersoggettive, tanto
le forme di governance dell'Unione Europea quanto le narrative dei
modelli politici cosiddetti progressisti, e che si è attuata attraverso
un complesso strategico di pratiche di controllo e dispositivi di
governo dell'individuo - può consentire di aprire una strada per un
diverso avvenire.»</span></span></span></h1>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjI8p7gduX8-yW2qL_SEDZR73oOrWKRTsllgT_YSJMLzUjBtsGsimECW0S4Ru4tGUcuzubjHgBEw8-zyGUGBytsS-Z7ZCMlEq2AAcQqOHKfbDeB_ieirfCrfI1Xr-mPWVUs6GKWX8M8LMpq/s1600/Pierre+Dardot+%2526+Christian+Laval%252C+La+Nuova+Ragione+del+Mondo.+Critica+della+Razionalit%25C3%25A0+Neoliberista+%25282019%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1410" data-original-width="1000" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjI8p7gduX8-yW2qL_SEDZR73oOrWKRTsllgT_YSJMLzUjBtsGsimECW0S4Ru4tGUcuzubjHgBEw8-zyGUGBytsS-Z7ZCMlEq2AAcQqOHKfbDeB_ieirfCrfI1Xr-mPWVUs6GKWX8M8LMpq/s640/Pierre+Dardot+%2526+Christian+Laval%252C+La+Nuova+Ragione+del+Mondo.+Critica+della+Razionalit%25C3%25A0+Neoliberista+%25282019%2529.jpg" width="453" /></a></div>
<h1 class="a-size-large a-spacing-none" id="title" style="text-align: justify;">
<span style="font-weight: normal;"><span style="font-size: small;"><span class="a-size-large" id="productTitle"> </span></span></span></h1>
Il Custodehttp://www.blogger.com/profile/09230724699780266634noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7363109472746170575.post-12576080170341162542019-11-01T02:25:00.000+01:002019-11-01T02:25:43.510+01:00«È POSSIBILE "FERMARE L'ODIO"»?... LA RISPOSTA DI UN GRANDE FILOLOGO E STORICO!<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><b>Luciano Canfora, <i>Fermare l'odio</i>, Laterza 2019</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Presentazione</b></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<b>«È giunto il momento di capovolgere la prospettiva. È tempo di
considerare l’ondata migratoria come avamposto di un mondo in accordo.
Se l’intera ‘Unione’ si facesse protagonista di una svolta del genere
potrebbe nascere una feconda interazione tra quel grande capitale umano e
il capitale di conoscenze e risorse del vecchio continente.»</b></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
«Questo libro è stato scritto mentre imperversava la disumana ‘chiusura
dei porti’ imposta dal governo italiano allora in carica a danno di
profughi in fuga dall’inferno libico. Quella pagina vergognosa della
nostra storia recente, che ha macchiato l’onore del nostro Paese, è
stata anche rivelatrice di un male antico e sempre latente: il lauto
consenso che premia la demagogia xenofoba. Drammatica conferma di quello
che Umberto Eco definì efficacemente il «fascismo eterno». La xenofobia
sovranista ha fatto credere che la soluzione alle ondate migratorie sia
«alzare il ponte levatoio». Ma la storia ci insegna che la vicenda
degli spostamenti di masse umane coincide con la storia stessa del
genere umano. È puerile volervi porre un freno ‘a mano armata’. Gli
stessi Stati europei che ora indossano l’elmetto per chiudere le porte e
i porti traggono origine da migrazioni di popoli che investirono – in
un processo storico durato secoli – la struttura statale all’epoca
considerata la più forte: quella dell’impero romano. Il Mediterraneo –
oggi cimitero a cielo aperto –, che l’imperialismo europeo per lungo
tempo ha diviso in colonizzati e colonizzatori, era stato molto prima, e
per un tempo non breve, un’area politicoculturale unitaria. Può tornare
a esserlo se sapremo ripensare radicalmente la troppo augusta,
arroccata e qua e là incrinata, ‘unione’ europea.»</div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJV78HBG7WJGNj1v5HvQ-kV8UAcqM_iihyphenhyphenzjDlf0A7u5rzWBmzdawnEKMaBCPq5ZWpUk344ew4mi8VtTo4_F-HP03IeAdbIQj8EDI61_GLZAsemRTj-Eg98cWKeRgnePetvufDLsZZxXXT/s1600/Luciano+Canfora%252C+Fermare+l%2527Odio+%25282019%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="526" data-original-width="343" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJV78HBG7WJGNj1v5HvQ-kV8UAcqM_iihyphenhyphenzjDlf0A7u5rzWBmzdawnEKMaBCPq5ZWpUk344ew4mi8VtTo4_F-HP03IeAdbIQj8EDI61_GLZAsemRTj-Eg98cWKeRgnePetvufDLsZZxXXT/s640/Luciano+Canfora%252C+Fermare+l%2527Odio+%25282019%2529.jpg" width="417" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Il Custodehttp://www.blogger.com/profile/09230724699780266634noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7363109472746170575.post-27383325848583289112019-10-27T01:34:00.001+02:002019-10-27T01:34:19.509+02:00«DOMINIO E SOTTOMISSIONE DALLE ORIGINI AL FUTURO PROSSIMO»!!!<div style="text-align: justify;">
<b><span style="font-family: Georgia, "Times New Roman", serif;"><span style="font-size: large;"><span data-offset-key="7lb6k-0-0"><span data-text="true">Remo Bodei, "Dominio e sottomissione. Schiavi, animali, macchine, Intelligenza Artificiale", Il Mulino 2019</span></span></span></span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><span style="font-family: Georgia, "Times New Roman", serif;"><span style="font-size: large;"><span data-offset-key="7lb6k-0-0"><span data-text="true">Presentazione</span></span></span></span></b></div>
<b>«Se, parafrasando il Vangelo di Giovanni, il logos (il Verbum o la
Parola) non si è fatto carne ma macchina, e se lo spirito soffia ormai
anche sul non vivente, quali saranno le decisive trasformazioni cui
andremo incontro? Quali sfide porrà la coabitazione tra Intelligenza
Artificiale e intelligenza umana?»</b><br />
<br />
«Dominio e sottomissione sono i
due termini di un rapporto di potere fortemente asimmetrico che innerva
la storia dell'umanità e che nella civiltà occidentale ha conosciuto
numerose metamorfosi. Di questa vicenda millenaria Remo Bodei offre qui
una magistrale ricostruzione, mettendo a fuoco alcuni momenti esemplari e
sempre soffermandosi sulle teorie filosofiche che hanno plasmato i
nostri modi di pensare, sentire, agire, e sulle implicazioni
antropologiche, politiche e culturali connesse ai cambiamenti. A partire
dalla tradizione antica della schiavitù che trova in Aristotele la sua
più potente legittimazione, il racconto si snoda lungo i secoli per
concentrarsi sull'evoluzione delle macchine chiamate a sottrarre il
lavoro umano prima agli sforzi fisici più pesanti, poi a quelli mentali
più impegnativi. Un processo che continua oggi con i prodigiosi sviluppi
dei robot e degli apparecchi dotati di Intelligenza Artificiale o,
detto altrimenti, con il trasferimento extracorporeo di facoltà umane
come l'intelligenza e la volontà, e il loro insediamento in dispositivi
autonomi.»<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXHeXMj2pi8PwdI4aJvo3mkdDj-Dj51QJa8zHHA7q4DRxJ4pqut1qeKcJV34-ujE9-gYBbOS8V_8c7uL5zQuOLZiTG9GQ-a0-5qPriPBxsxy1J8EsB9CFkpICva7GCnwDxE5c3RN-wWYa0/s1600/Remo+Bodei%252C+Dominio+e+Sottomissione.+Schiavi%252C+animali%252C+macchine%252C+Intelligenza+Artificiale+%25282019%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="526" data-original-width="331" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXHeXMj2pi8PwdI4aJvo3mkdDj-Dj51QJa8zHHA7q4DRxJ4pqut1qeKcJV34-ujE9-gYBbOS8V_8c7uL5zQuOLZiTG9GQ-a0-5qPriPBxsxy1J8EsB9CFkpICva7GCnwDxE5c3RN-wWYa0/s640/Remo+Bodei%252C+Dominio+e+Sottomissione.+Schiavi%252C+animali%252C+macchine%252C+Intelligenza+Artificiale+%25282019%2529.jpg" width="402" /></a></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Il Custodehttp://www.blogger.com/profile/09230724699780266634noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7363109472746170575.post-81208498647531349672019-10-23T14:30:00.000+02:002019-10-23T14:30:35.858+02:00«ECONOMIA COME IDEOLOGIA»!!!<h1 class="title__text" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Jean-Paul Fitoussi, <i>La neolingua dell'economia ovvero come dire a un malato che è in buona salute</i>, Einaudi 2019</span></h1>
<h1 class="title__text" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Presentazione</span><b> </b></h1>
<h1 class="title__text" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><b>«N come Neolingua dell'economia. Una lingua surreale denunciata da
Fitoussi in questo libro. Una lingua che ormai parliamo tutti e che ha
scarsi contatti con la realtà che vogliamo spiegare.»</b></span></h1>
<div style="text-align: justify;">
«Questo
libro nasce da una contraddizione: le parole piú semplici di cui
credevamo di conoscere a perfezione il significato ora ci sfuggono.
Altro che le élite, è il linguaggio che ci prende in giro. 1984 è
finalmente arrivato, con un po' di ritardo! Tutti ormai parliamo questa
lingua impoverita e condivisa, con scarsi contatti con la realtà. Invece
di controllare il linguaggio, siamo noi a esserne controllati. Lo
stesso discorso si applica all'unica grammatica che ottiene consenso in
economia, quella legata all' homo oeconomicus . Il procedimento è
questo: inventiamo un linguaggio basato su una teoria immaginaria e ce
ne serviamo per piegare la realtà ai nostri bisogni, per limitare la
nostra comprensione al frammento piú improbabile del reale. Per esempio
esaltiamo la concorrenza perché efficace o vantaggiosa per il
consumatore, ma senza dire che potrebbe essere disastrosa per il
produttore, né che le forme piú comuni del mercato sono degli oligopoli
(se non dei monopoli) ancora peggiori per il lavoratore.»</div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhAvG8EN1cXQAAiHzAYxZSQghsSrL6GZBZ7LryzgEfPVxR2iHqNccRWO9sUQbQnTrDpJKz77-jH3wjHtdFOrWL8WpZs0r3V19LeDzDuaYqaAVEmF0QbL2rJujAlsqomu-mvAV1LWTMuec3b/s1600/Jean-Paul+Fitoussi%252C+La+Neolingua+dell%2527Economia+ovvero+come+dire+a+un+malato+che+%25C3%25A8+in+buona+salute+%25282019%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="526" data-original-width="344" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhAvG8EN1cXQAAiHzAYxZSQghsSrL6GZBZ7LryzgEfPVxR2iHqNccRWO9sUQbQnTrDpJKz77-jH3wjHtdFOrWL8WpZs0r3V19LeDzDuaYqaAVEmF0QbL2rJujAlsqomu-mvAV1LWTMuec3b/s640/Jean-Paul+Fitoussi%252C+La+Neolingua+dell%2527Economia+ovvero+come+dire+a+un+malato+che+%25C3%25A8+in+buona+salute+%25282019%2529.jpg" width="418" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
Il Custodehttp://www.blogger.com/profile/09230724699780266634noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7363109472746170575.post-40090867299322716072019-10-23T02:12:00.002+02:002019-10-23T02:12:39.972+02:00JEREMY RIFKIN: UNA «RIVOLUZIONE GLOBALE»!!!<h1 class="title__text" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Jeremy Rifkin, <i>Un green new deal globale. Il crollo della
civiltà dei combustibili fossili entro il 2028 e l'audace piano
economico per salvare la Terra</i>, Mondadori 2019</span></h1>
<h1 class="title__text" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;">Presentazione</span></h1>
<h1 class="title__text" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><i>«Vivere dei giacimenti di combustibili fossili per oltre due
secoli ci ha indotto erroneamente a immaginarci un futuro senza fine.
Ora il conto è arrivato ed è il cambiamento climatico. Davanti a noi,
adesso, c'è l'età della resilienza»</i></span></h1>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"> «Una nuova visione sul futuro
dell'umanità sta rapidamente guadagnando slancio. Di fronte a
un'emergenza climatica planetaria, una giovane generazione sta
promuovendo un dibattito sull'ipotesi di un Green New Deal e dettando il
programma di un audace movimento politico capace di rivoluzionare la
società. Sono i Millennial a farsi carico del problema del cambiamento
climatico. Se il Green New Deal è diventato un tema fondamentale nella
sfera politica, nel mondo delle imprese sta emergendo un movimento
parallelo che nei prossimi anni scuoterà le fondamenta dell'economia
globale. Settori chiave dell'economia si stanno prontamente sganciando
dai combustibili fossili a favore dell'energia solare ed eolica, più a
buon mercato e accompagnate da nuove opportunità di business e
occupazione. Nuovi studi stanno suonando l'allarme: migliaia di miliardi
di dollari in combustibili fossili per i quali non esiste più un
mercato potrebbero creare una bolla suscettibile di scoppiare entro il
2028, provocando il crollo della civiltà dei combustibili fossili. Il
mercato sta parlando e i governi, se vogliono sopravvivere e prosperare,
dovranno adattarsi. In questo libro Jeremy Rifkin, autore bestseller
del «New York Times» e famoso teorico dell'economia, espone il pensiero
politico e il piano economico per il Green New Deal di cui abbiamo
bisogno in questo momento critico. La convergenza fra la bolla dei
combustibili fossili fuori mercato e una visione politica verde apre la
possibilità di un passaggio a un'era ecologica post carbonio, in tempo
per prevenire l'aumento della temperatura che ci farebbe superare il
limite oltre il quale tornare indietro diverrebbe impossibile. Con
venticinque anni di esperienza nel promuovere cambiamenti simili a
questo nell'Unione europea e nella Repubblica popolare cinese, Rifkin
presenta la sua visione su come rivoluzionare l'economia globale e
salvare la vita sulla Terra.»</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"> </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgMoGA2seKA7oc4MjkjwU-Yu5w3zmp9ItOwdBQ_zKcc3OYY3PtMdLMiFFhkUOvXguFDlT1luGDEzTTIwistKUF5SnCFdcH5yc-Z7FnhawyKB0p3bqlehWszdPc0XstnQ2CXcz0_lERiXtPu/s1600/Jeremy+Rifkin%252C+Un+Green+New+Deal+Globale.+Il+crollo+della+civilt%25C3%25A0+dei+combustibili+fossili+entro+il+2028+e+l%2527audace+piano+economico+per+salvare+la+Terra+%25282019%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="526" data-original-width="342" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgMoGA2seKA7oc4MjkjwU-Yu5w3zmp9ItOwdBQ_zKcc3OYY3PtMdLMiFFhkUOvXguFDlT1luGDEzTTIwistKUF5SnCFdcH5yc-Z7FnhawyKB0p3bqlehWszdPc0XstnQ2CXcz0_lERiXtPu/s640/Jeremy+Rifkin%252C+Un+Green+New+Deal+Globale.+Il+crollo+della+civilt%25C3%25A0+dei+combustibili+fossili+entro+il+2028+e+l%2527audace+piano+economico+per+salvare+la+Terra+%25282019%2529.jpg" width="416" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"> </span></div>
<h1 class="title__text" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><i> </i></span></h1>
Il Custodehttp://www.blogger.com/profile/09230724699780266634noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7363109472746170575.post-32545980185862377142019-10-20T03:02:00.000+02:002019-10-20T03:02:01.980+02:00A PROPOSITO DI «POPULISMO»!!!<h1 class="a-size-large a-spacing-none" id="title" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span class="a-size-large" id="productTitle">Bartolomeo Sorge, <i>Perché il populismo fa male al popolo. Le deviazioni della democrazia e l'antidoto del «popolarismo»</i>, Edizioni Terra Santa 2019</span></span></h1>
<br /><span style="font-family: Georgia, "Times New Roman", serif;"><span style="font-size: large;">Presentazione</span></span><div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, "Times New Roman", serif;"> </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, "Times New Roman", serif;"><span style="font-size: large;">«L'equivoco di fondo del populismo sta nel ritenere che la maggioranza
parlamentare si identifichi con il popolo tutto intero, legittimando il
comportamento trasgressivo dei leader eletti, che ambiscono a
conquistare spazi di potere sempre maggiore. Occorre prendere posizione
con coraggio su una serie di sintomi, espliciti indicatori di un cancro
della nostra democrazia». Da questa forte provocazione prende le mosse
la riflessione di un grande protagonista e testimone della storia
politica italiana, che con sguardo lucido lancia un allarme sulle derive
istituzionali in atto nel nostro Paese, in Europa e nell'intero
Occidente. Pungolato dalle domande di Chiara Tintori, padre Sorge
denuncia la superficialità con cui l'attuale politica, ossessionata dal
consenso, affronta problemi complessi - immigrazione, povertà,
disoccupazione - evitando di indagare, con la necessaria competenza, le
radici profonde dei mali che affliggono la società italiana. L'antidoto
al populismo è per i due autori un "popolarismo" moderno, certamente
ancora ispirato all'Appello ai liberi e forti di don Sturzo (1919) - che
con straordinaria lungimiranza aveva posto i fondamenti di una "buona
politica" e di una "laicità positiva" -, ma capace di declinarsi oggi
nelle nostre società multiculturali e multireligiose.»</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"> </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgULIeVQMZ2Ee4qtJclii-GBMvob_WB03igwgXB531sO8d9gj3mVqJle-aMGMUv7POkWEDAD9TvltqJRnsXK4O0iKX9JLf6eCrw_EWCS04SZDPST9fhQH6alWQBMWqZCFa_ewZmLizWwtI0/s1600/Bartolomeo+Sorge%252C+Perch%25C3%25A9+il+Populismo+fa+Male+al+Popolo+%25282019%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1418" data-original-width="1000" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgULIeVQMZ2Ee4qtJclii-GBMvob_WB03igwgXB531sO8d9gj3mVqJle-aMGMUv7POkWEDAD9TvltqJRnsXK4O0iKX9JLf6eCrw_EWCS04SZDPST9fhQH6alWQBMWqZCFa_ewZmLizWwtI0/s640/Bartolomeo+Sorge%252C+Perch%25C3%25A9+il+Populismo+fa+Male+al+Popolo+%25282019%2529.jpg" width="450" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"> </span> </div>
<br /> Il Custodehttp://www.blogger.com/profile/09230724699780266634noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7363109472746170575.post-84216571864958694592019-10-20T02:50:00.000+02:002019-10-20T02:50:04.224+02:00A PROPOSITO DEL «FACCENDIERE PIDUISTA DI ARCORE, CAMPIONE DI POPULISMO»!!!<h1>
Padre Sorge e il primo populista</h1>
<h1>
<span style="font-size: large;">di Paolo Pagliaro (© 9Colonne)</span></h1>
<div style="text-align: justify;">
<b>«(17 ottobre 2019) Il gesuita Padre Bartolomeo Sorge, teologo e
politologo, è stato tra i protagonisti di una stagione in cui il
cattolicesimo democratico ha avuto un ruolo di primo piano nella
battaglia politica. Era la stagione dei popolari, ora sostituiti dai
populisti. A questi ultimi Sorge dedica il libro scritto con Chiara
Tintori per le Edizioni Terra Santa e intitolato “Perché il populismo fa
male al popolo”. Fa male, scrive Sorge, perché è privo del senso dello
Stato, è nemico della laicità positiva, sacrifica l’essere
all’apparire, specula sulle paure e sui problemi delle persone, fa
dell’altro un nemico. </b></div>
<b>
</b><div class="xmsonormal" style="text-align: justify;">
<b><span> Dal maggio 1994 al dicembre 2011,
Berlusconi è stato quattro volte presidente del Consiglio e padre Sorge è
convinto che sia stato lui a introdurre il populismo nell’Italia
repubblicana.<br /> Preoccupato anzitutto di provvedere agli interessi
propri e dei suoi sostenitori, Berlusconi – scrive Sorge – provvide a
eliminare l’imposta di successione e quella sulle donazioni, a
depenalizzare il falso in bilancio, a legalizzare il rientro dei
capitali esportati illegalmente all’estero e diede il via a una lunga
serie di condoni e di sanatorie. Quindi, per difendere se stesso e i
suoi dalla cosiddetta “persecuzione” della magistratura, tergiversò
sulle rogatorie internazionali e sul mandato di cattura europeo,
autorizzò la sospensione o il trasferimento dei processi «per legittimo
sospetto» e ridusse i termini di prescrizione con l’intento trasparente
di salvare l’amico Previti. <br /> Dopo averci restituito un po’ di
memoria, Sorge conclude che questa mancanza di senso dello Stato e del
bene comune costituisce, appunto, l’essenza del populismo.</span><span>»</span></b></div>
<div class="xmsonormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="xmsonormal" style="text-align: justify;">
<span><a href="https://www.9colonne.it/224698/padre-sorge-br-e-il-primo-populista">https://www.9colonne.it/224698/padre-sorge-br-e-il-primo-populista</a></span></div>
<div class="xmsonormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjOAkCF5qq-8Loxe13vJLua0PRMJ-WUzatHXWX5-LDHD_OUhH0c3SYclLwPzsusP54zjrWNdtVz4DsOeZ-e7aMzWRJuQUn5pOPpm5BbSQo5VekJvCvk6nicSGOofM0JvUjH8NoW2bUr0xPS/s1600/Bartolomeo+Sorge%252C+Gesuita.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjOAkCF5qq-8Loxe13vJLua0PRMJ-WUzatHXWX5-LDHD_OUhH0c3SYclLwPzsusP54zjrWNdtVz4DsOeZ-e7aMzWRJuQUn5pOPpm5BbSQo5VekJvCvk6nicSGOofM0JvUjH8NoW2bUr0xPS/s400/Bartolomeo+Sorge%252C+Gesuita.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="xmsonormal" style="text-align: justify;">
<span> </span></div>
<div class="xmsonormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="xmsonormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<h1>
<span style="font-size: large;"> </span> </h1>
Il Custodehttp://www.blogger.com/profile/09230724699780266634noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7363109472746170575.post-40901627067033937242019-10-11T04:02:00.002+02:002019-10-11T04:02:26.032+02:00IL «DRAMMATICO DESTINO DEI CURDI È ANCHE IL "NOSTRO"»!!!<div class="_5pbx userContent _3576" data-ft="{"tn":"K"}" data-testid="post_message" id="js_t" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><b>«COSÌ CI INVENTAMMO IL KURDISTAN (E LO RIFACCIAMO OGGI)»</b></span><br />
<br />
COME SI EVINCE (ANCHE SE IN ESTREMA SINTESI!) DA QUANTO RIPORTATO QUI
SOTTO, LA «TRAGICA QUESTIONE CURDA» RIGUARDA, E FIN DALL'INIZIO,
L'INTERA COMUNITÀ INTERNAZIONALE!... PERCHÉ?!? <br /><br />
1) PERCHÉ SONO STATE
LE GRANDI POTENZE DELL'EPOCA A "CREARE" L'IDEA DI UNO «STATO CURDO
UNITO E INDIPENDENTE», PER POI SUBITO DOPO BOICOTTARLO ("GIOCHINO" IN
CUI IN SEGUITO SI SAREBBERO DISTINTE, NATURALMENTE, ANCHE USA E GRAN
BRETAGNA! E LA FRASE BUTTATA LÍ IERI DA SS-TRUMP È DAVVERO IGNOBILE:
MENTRE INFATTI INFURIAVA LA SECONDA GUERRA MONDIALE, I CURDI STAVANO
STRENUAMENTE COMBATTENDO PER LA LORO "PURA SOPRAVVIVENZA, PERALTRO GIÀ
CONDANNATI AD UNA «ETERNA DIASPORA»"!); <br /><br />
2) PERCHÉ L'INFAUSTO
DESTINO DEL KURDISTAN FU LEGATO FIN DA SUBITO ALLE SUE IMMENSE RICCHEZZE
- «DAL PETROLIO ALLE RISORSE IDRICHE» -, CHE STUZZICAVANO E CONTINUANO A
STUZZICARE LE VORACI BRAME DI «GRANDI POTENZE E MULTINAZIONALI», TANT'È
CHE «OGNI CURDO SENZIENTE VI DIRÀ CHE IL PETROLIO È IN REALTÀ LA VERA E
PROPRIA MALEDIZIONE DEL SUO POPOLO»;<br /><br />
3) PERCHÉ «NEL TERRIBILE
DRAMMA DI QUESTO FIERO POPOLO, PER INCLINAZIONE PACIFICO, TOLLERANTE E
MERAVIGLIOSO, POSSIAMO LEGGERE, IN FILIGRANA, IL DRAMMA DELL'UMANITÀ
INTERA, CHE A CAUSA DEGLI "AVIDI INTERESSI DEI POCHI", VEDE
QUOTIDIANAMENTE FRUSTRATE LE SUE MIGLIORI ASPETTATIVE PER UN'ESISTENZA
DIGNITOSA E FINANCO, OGGI, LA MESSA IN DISCUSSIONE DELLA SUA STESSA
SOPRAVVIVENZA SUL PIANETA CHE LA OSPITA»!<br /> SÍ, NON ABBIAMO DUBBI: «IL
GIGANTESCO, INFAME E REITERATO "TRADIMENTO" SUBITO DAL POPOLO CURDO È
IL "MEDESIMO TRADIMENTO" SUBITO DA OGNI ESSERE CHE MERITI L'APPELLATIVO
DI UMANO»!!! <br />
<br />
«Regno Unito, Russia e Francia sobillarono
contro gli ottomani il nascente nazionalismo curdo. Il Trattato di
Sèvres (1920) sancì il diritto dei curdi a uno Stato indipendente, poi
boicottato dalle grandi potenze. Cent’anni dopo, nel Siraq si corre lo
stesso rischio.»<br />
<br />
«Le poste in gioco economiche e geopolitiche
della questione curda, dalle origini al caso Öcalan. Gli equilibri
internazionali e le divisioni fra i curdi, insediati soprattutto in
Turchia, Siria, Iran ed Iraq, rendono impensabile la creazione di uno
Stato pancurdo.»<br />
<br />
«Per Kurdistan s’intende comunemente l’area,
vasta 450 mila kmq, abitata dalla popolazione di etnia curda, suddivisa
tra Turchia, Siria, Iran ed Iraq. Comunità curde si trovano anche in
alcune repubbliche ex sovietiche, come l’Armenia e l’Azerbaigian.»<br />
<br />
«Se il Kurdistan fosse unito politicamente potrebbe essere lo Stato più
ricco del Medio Oriente, considerate le materie prime di cui dispone –
dal petrolio alle risorse idriche. Il petrolio infatti viene estratto in
tutti e quattro i paesi «curdi». In Turchia è estratto nell’area di
Siirt, Raman, Garzan, Diyarbakir. Il Kurdistan turco è inoltre ricco di
numerosi minerali, quali fosfati, ferro, argento, lignite, uranio e
soprattutto cromo, di cui la Turchia è uno dei maggiori produttori
mondiali. In Siria è estratto nell’area di Giazira, con i pozzi
petroliferi di Kerashuk, Ramelan, Zarbe, Oda, Sayede e Lelak3; in Iran
nella provincia di Kermanshah, nella quale si produce petrolio ad uso
interno. In Iran, i curdi sono insediati nelle zone petrolifere di
Kirkuk, Mosul e Arbil, dove si concentra il 75% dell’intera produzione
irachena. Il petrolio qui prodotto, non avendo accesso diretto al mare
aperto, viene trasportato verso il Mediterraneo per mezzo di tre
oleodotti: due attraversano la Siria diretti al porto di Banias e a
quello di Tripoli in Libano; molto più importante quello che attraversa
il Kurdistan turco, lungo circa mille chilometri, che raggiunge le coste
mediterranee.»<br /> LE CITAZIONI SONO NELL'ULTIMO NUMERO DI «LIMES»<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj981d5t7mHqSDpDCeqSoEVwVg3t_xrKyxJB1X7WG1zmRCWER1GniWxplI5TaUpB7ezhLeK9f8Xmw7CmHK8zP66U82QV2jW-oo6eRg6YaEYSVlG99zQqSfZDHyRm4IEpHfR5TIKmulSFL_-/s1600/Kurdistan+1920-96.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="667" data-original-width="1000" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj981d5t7mHqSDpDCeqSoEVwVg3t_xrKyxJB1X7WG1zmRCWER1GniWxplI5TaUpB7ezhLeK9f8Xmw7CmHK8zP66U82QV2jW-oo6eRg6YaEYSVlG99zQqSfZDHyRm4IEpHfR5TIKmulSFL_-/s400/Kurdistan+1920-96.jpg" width="400" /></a></div>
</div>
Il Custodehttp://www.blogger.com/profile/09230724699780266634noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7363109472746170575.post-67230025051144988242019-09-29T17:20:00.002+02:002019-09-29T17:20:58.114+02:00DA «FORZA ITALIA» A «ITALIA VIVA» E RITORNO»!!!<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, "Times New Roman", serif;">«Partita quindi come una commedia alla Ben Stiller con gag incalzanti
da italiuccia, il film prende la strada della migliore tradizione
monicelliana-risiana in cui siamo stati maestri - diventa quindi amara e
fa riflettere. Con qualche punta di lirismo che non stona. Il ritmo
resta buono e ben equilibrato fra risate sincere (i vecchi ricoverati in
ospedale sono in assoluto i migliori) ed emozione.<br /> Alla fine gli
orrori degli "italiani, brava gente", saranno in parte emendati da un
anelito alla verità: un nuovo articolo della Costituzione sarà auspicato
e applaudito: ARTICOLO 140 "Tutti i cittadini hanno il diritto di
conoscere la verità". I personaggi si rimboccano le maniche e si danno
da fare per contare, almeno una volta nella vita, per un'azione fatta e
non per "grazia" ricevuta. Così infrangono la legge dell'apparire,
abbassano le maschere e si congedano con un inchino ed un calcio
all'ipocrisia. Sipario.»<br /> "Chiusa" della Recensione di Simona Previti</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, "Times New Roman", serif;">Un gioiellino davvero, questo film di Massimiliano Bruno che, come ben
sottolinea Simona Previti, s'inserisce perfettamente nella migliore
tradizione della COMMEDIA ALL'ITALIANA, QUELLA CHE APPUNTO FA "RIDERE
AMARAMENTE E AL CONTEMPO FA RIFLETTERE SERIAMENTE". E non a caso usciva
nel 2012, alla vigilia di RIVOLGIMENTI POLITICI in cui giungevano ad una
"prima maturazione" TALUNI FERMENTI INCUBATI NELLA «SOCIETÀ CIVILE
ITALIANA» QUALCHE ANNO PRIMA, e precisamente nel 2006, quando un COMICO
POLITICO (da non confondere mai con i molti POLITICI COMICI!) lanciava
da molte piazze il suo VAFFA nei confronti di UNA "CASTA DI POLITICANTI"
SEMPRE PIÙ LONTANA DALLA "MOLTITUDINE DI CITTADINI SOFFERENTI E
INSOFFERENTI" E SEMPRE PIÙ ASSERRAGLIATA NEI PALAZZI DEL POTERE! E CASTA
non erano solo le OLIGARCHIE DELLA DESTRA che si era affermata col
FACCENDIERE PIDUISTA DI ARCORE (forse il "massimo antesignano" del
POPULISMO CONTEMPORANEO!) il quale, anche grazie al suo STRAPOTERE
MEDIATICO, era riuscito nella notevole quanto inquietante operazione di
"temperare" i LEGHISTI RIOTTOSI e "sdoganare" i NEO-POST-FASCISTI
(portando entrambi con sé al governo del Paese), imponendo il
"bipolarismo", nossignore; CASTA erano anche le OLIGARCHIE DI (ORMAI
FINTA!) SINISTRA (peraltro in quel momento al governo con Prodi) che da
parecchi anni, svenduto rapidamente un IMMENSO PATRIMONIO IDEALE,
avevano allegramente abbracciato il TRIONFANTE NEOLIBERISMO (con una
formula per tutte: il CAPITALISMO "BEN TEMPERATO")! Va sottolineato che,
apparentemente contrapposte, AMBEDUE LE OLIGARCHIE erano (e sono!) in
realtà COLONNE PORTANTI DEL "SISTEMA ECONOMICO-FINANZIARIO GLOBALE",
tant'è che dominavano tranquillamente anche nelle e dalle ISTITUZIONI
EUROPEE, attraverso le rispettive "grandi famiglie di riferimento" dei
POPOLARI e dei SOCIALDEMOCRATICI!<br /> Questa STRUTTURA POLITICA
BIPOLARE, che prevedeva una "formale alternanza al potere con
spostamenti d'accento che ne lasciavano però intatta la sostanza di
fondo" (CRESCITA ECONOMICA = SEMPRE MAGGIORE CONCENTRAZIONE DELLA
RICCHEZZA NELLE MANI DI POCHI!), comincia a scricchiolare già nel
2007-08, quando la tempesta finanziaria innescatasi negli USA con i
famigerati "mutui subprime" si abbatte sull'intero mondo globalizzato
sotto forma di una GRANDE CRISI, forse peggio ancora di quella che aveva
meritato tale appellativo nel 1929 (tant'è che ne subiamo a tutt'oggi i
micidiali contraccolpi)! L'Italia, NEL BENE E NEL MALE UNO
"STRAORDINARIO LABORATORIO POLITICO E SOCIALE", è il Paese europeo
(peraltro tra i "fondatori della UE"!) che pare registrare la maggiore
sensibilità a tali "sommovimenti tellurici", e infatti quando questi,
moltiplicando i loro effetti, alla fine del 2011 finiscono per
travolgere l'ennesimo (s)governo Burleskoni, è l'Europa stessa, onde
"evitare guai peggiori" (il "fallimento" dell'Italia avrebbe "gravissime
ripercussioni sull'intero continente e oltre": «L'Italia non è la
Grecia»!), a commissariarci con un noto "castigamatti", l'ill.mo e
accademicissimo prof. Mario Monti (per approfondire: <a data-ft="{"tn":"-U"}" data-lynx-mode="async" data-lynx-uri="https://l.facebook.com/l.php?u=https%3A%2F%2Fit.wikipedia.org%2Fwiki%2FMario_Monti%3Ffbclid%3DIwAR3S8Pfq6ntZcB8D6StD-tgVgrfff1SnmC9x6QyVgWAaLocYOpZsGXgkenM&h=AT0J7OhbZ3uSp115ZVowBLkjK4NwkvHm7j7c6ocbcL36fuq3QVhfhLwnVLa1SSFXIiwhO3UqnOLP0-yo053o44yo-0K5lS5xNa2sMrR7kTKIIyh4yQXaKfP1XYUlzt4TfSlO9yKPphSuEM8-pC-08IGRuQ_Jme2r5LbOjcPajUOz6fxFv-iKZDezMYXrS8Gx9IAaOTKlhYl2zUTN8VW7qAyVw267TkJVvYCw7cPjkGUs67bNrtEHaDvY0eWLV1cPKTkevE8mvhlFODmldJmGaht2o2VRNRXmR0qnasvkRZ6DZ1ujlce6nGQtZPRR1uzBodbw3PrtRZqeLmH2wzdKjF8vggV88f_KwPci-gxI0TrKiM0HBXDLiYzA-m5mb7RoGu_hu-GZR9xpPLmRNDVjtU9lF8VRfN1V6sxoYP5Ix1c33T6Y8q0XXhcl6BP2jJx7IdAo972bdL4fmEaQB8agBVE5w9X6-KVkmiysfpwptiwCNu6IXGpCcgM4Qu5Di9cw6XFOyXEgWam2d-GKDsoWjvn4vsp0mOfgeiYx5vLCwgp4Q4F6rJtv7DOsWNNnMaSMyfUUiOiMv1PuhxGru9lmUSzqM-VMj6Ro_24oOxcntxvryklNRPnajj_P7XEBIksjBAAZ2A" href="https://it.wikipedia.org/wiki/Mario_Monti?fbclid=IwAR3S8Pfq6ntZcB8D6StD-tgVgrfff1SnmC9x6QyVgWAaLocYOpZsGXgkenM" rel="noopener nofollow" target="_blank">https://it.wikipedia.org/wiki/Mario_Monti</a>). </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, "Times New Roman", serif;"><br />
Attenzione al titolo: «Viva l'Italia»; e attenzione alla "cronaca
politica odierna", che vede la nascita nel nostro Paese di una "nuova
formazione partitica": «Italia Viva». Di qui la riflessione che stiamo
sviluppando! [segue]</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<a href="https://www.mymovies.it/film/2012/vivalitalia/?fbclid=IwAR0WzrhoZ5XgCgfxu_xBPLkacyPHXPJlRD1Oy_xLTYUBoGgMKK26dkSGsAQ">https://www.mymovies.it/film/2012/vivalitalia/?fbclid=IwAR0WzrhoZ5XgCgfxu_xBPLkacyPHXPJlRD1Oy_xLTYUBoGgMKK26dkSGsAQ</a> </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjaNU-ROoFAd06PZipcFwdid2mCXRXlH4RWsGdhmMeyVpGPc4UtFCnCrKYsDaQlzjtbwaE-C-W4nGwFGdMcG1xsNYpRmLqdOgtXDAXfLK_7Y5KuaSUPrrglOFnpK7vCSN2DUCSbFQIu2l33/s1600/Viva+l%2527Italia+di+Massimiliano+Bruno%252C+It+2012.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="420" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjaNU-ROoFAd06PZipcFwdid2mCXRXlH4RWsGdhmMeyVpGPc4UtFCnCrKYsDaQlzjtbwaE-C-W4nGwFGdMcG1xsNYpRmLqdOgtXDAXfLK_7Y5KuaSUPrrglOFnpK7vCSN2DUCSbFQIu2l33/s1600/Viva+l%2527Italia+di+Massimiliano+Bruno%252C+It+2012.jpg" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Il Custodehttp://www.blogger.com/profile/09230724699780266634noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7363109472746170575.post-44289250186237970062019-09-29T01:32:00.001+02:002019-09-29T18:22:45.302+02:00SINISTRA "PURA E DURA"?!?... MACCHÉ, AL MASSIMO "SCETTICA"!!!<div style="text-align: justify;">
<h1 class="entry-title">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Lo “scettico blues” del solito diffidente di sinistra-sinistra</span></h1>
<h1 class="entry-title">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="font-size: large;"><span style="font-size: x-large;">Antonio Padellaro</span> sul Fatto Quotidiano del 25 Settembre 2019</span></span></h1>
<h1 class="entry-title">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-size: small;"><span style="font-weight: normal;">«Il patto europeo sui migranti? Bah, chissà se poi funziona, ci credo
poco. L’accorato appello sul clima di Greta all’Onu? Ma dai, tra una
settimana non ne parla più nessuno. Tassare gli zuccheri per
raggranellare qualche soldo e abbassare la glicemia? Figuriamoci, una
merendina in più o in meno cosa cambia? Nello Scettico blues
(italianizzato “blu” dal fascismo) di Ettore Petrolini, un tipo in frac e
smorfia amara va “senza lusinghe pel mondo ramingo” da quando “il suo
primo amor gli sconvolse la viiita”. “Cosa m’importa se il mondo mi rese
glacial, se di ogni cosa nel fondo non trovo che il mal”, canta pure lo
Scettico rouge dei nostri giorni, imbronciato cronico perché lui è così
talmente di sinistra, laico, democratico, antifascista e antirazzista
che, per nulla convinto dal governo giallorosso, mette in guardia “chi
si illude d’amor e d’inganno non sa che c’è il fango quaggiù in funzion
di virtù”.</span></span><span style="font-weight: normal;"> </span></span></span></h1>
<h1 class="entry-title">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-weight: normal;">Nei tremendi quattordici mesi appena trascorsi, lo Scettico sbarrava
porte e finestre temendo l’arrivo delle squadracce del camerata Matteo
Salvini, e stipava la dispensa di derrate e generi di prima necessità
accingendosi a una lunga, perigliosa resistenza. Poi, inopinatamente
dileguatesi le camicie nere, giunge l’alba del nuovo giorno, ma lui
“guarda e sogghigna giocondo non si lascia ingannar”. All’occhio
scettico dello Scettico rouge non sfugge infatti la natura ambigua,
trasformista, voltagabbana del premier che pure prese a ceffoni il
ducetto verde in pieno Senato. Eh no, troppo facile dopo che nei hai
sottoscritte le porcate, bofonchia disincantato il nostro evidentemente
forgiato nella fucina del ferro e del fuoco.</span></span></span></h1>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">
</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Quando lo Scettico, indefettibile e immarcescibile presenzia nei talk
si distingue per lo sguardo glaciale e il canepino zeppo di
rimostranze. Di Maio? Ma come, un ministro degli Esteri che non mastica
le lingue? Gualtieri? Ma come un ministro dell’Economia che di mestiere
fa lo storico?</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">
</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Nella sua marmorea fissità intellettuale, lo Scettico emette sentenze
senza appello (in genere preda di malumori esistenziali o digestivi).
Il suo pensiero, crepuscolare tendente all’oscurità, lamenta sempre e
comunque l’assenza di sinistra (di cui si ritiene tra i pochi
depositari, insieme al Cipputi di Altan). Egli si proietta anelante
verso l’inevitabile apocalisse, ovvero il ritorno trionfale di Salvini
sui colli fatali di Roma.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">
</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Nella sua insofferenza verso quella che considera una finta
liberazione (e forse anche un tradimento) lo Scettico rouge si trova
sovente a convenire con le tesi del nemico (sempre da sinistra,
naturalmente). E dunque, i naufraghi salvati dalle navi della Marina
Militare non sono più quei poveri disgraziati che il malvagio Capitano
lasciava cuocere dal solleone, bensì un preoccupante segnale di buonismo
che potrebbe tornare comodo al malvagio Capitano.</span><br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">
</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">E se il ministro dell’Istruzione chiede ai presidi di chiudere un
occhio con gli studenti che intendono partecipare alla marcia sul clima,
lo Scettico si duole del lassismo che imperversa nella scuola pubblica.
In realtà, lo Scettico rouge tutto d’un pezzo si spezza ma non si
spiega. Non sa quello che vuole basta che non lo vogliano gli altri.
Aborre ogni tipo di badoglismo. E in cuor suo non vede l’ora di tornare a
imbracciare (metaforicamente) il fucile contro l’oppressore, e di
salire (metaforicamente) in montagna cantando “passano le gioie e dolor,
sento il soffio del ben, sento il soffio del mal, la nequizia e il
candor”.»</span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEheaKa9zJ6S_i2dAcU3k3iSDirTwV0zOhIv-oRhTTwIM2vfTTRKaXIbkpuqsp2mJtVdC5PN9UUvnk6N4yuHjh2OaOT1u1UHyH9zKc0SyKYipz5GXCmFaLJPeY1m6hFiZy9mO346Ul_ECRdm/s1600/Antonio+Padellaro.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="438" data-original-width="487" height="358" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEheaKa9zJ6S_i2dAcU3k3iSDirTwV0zOhIv-oRhTTwIM2vfTTRKaXIbkpuqsp2mJtVdC5PN9UUvnk6N4yuHjh2OaOT1u1UHyH9zKc0SyKYipz5GXCmFaLJPeY1m6hFiZy9mO346Ul_ECRdm/s400/Antonio+Padellaro.jpg" width="400" /></a></div>
<br />
<h1 class="entry-title">
<span style="font-size: large;"> </span> </h1>
</div>
<br />Il Custodehttp://www.blogger.com/profile/09230724699780266634noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7363109472746170575.post-8705081024513874922019-09-25T02:38:00.001+02:002019-09-25T02:38:18.278+02:00«NEOLIBERISMO E "MALESSERE MENTALE DIFFUSO"»!!!<div style="text-align: justify;">
<h1 class="post__title single__title" style="text-align: center;">
Franco Palazzi, <i>Accademia e depressione</i></h1>
<h1 class="post__title single__title">
<span style="font-size: large;">Un bilancio sul rapporto tra disagio mentale e gestione neoliberale dell'università.</span>
</h1>
<div class="authorBio">
<div class="authorBio__bio">
<a class="authorBio__name" href="https://www.iltascabile.com/author/franco-palazzi/">
<b>Franco Palazzi </b></a><b> è dottorando in filosofia all'Università di
Essex e autore di "Tempo presente. Per una filosofia politica
dell'attualità" (ombre corte, 2019). Ha scritto, tra gli altri, per
Doppiozero, Effimera, Jacobin, Le parole e le cose, OperaViva Magazine e
Public Seminar.</b></div>
<div class="authorBio__bio">
<b> </b></div>
<div class="authorBio__bio">
<b>«</b><span style="font-weight: 400;">Nel 2009 la sociologa britannica Rosalind Gill firmava un </span><a href="http://diafaneia.ee.auth.gr/sites/default/files/silence.pdf" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">saggio</span></a><span style="font-weight: 400;">
inusuale, i cui dati – ammetteva in uno dei primissimi paragrafi –
mancavano del tutto di scientificità. L’autrice affermava anche, in una
postilla finale, che il testo era andato vicino al non essere scritto
affatto, dal momento che aveva temuto a lungo che il suo contenuto
potesse venire giudicato non solo irrilevante, ma addirittura “osceno” e
“narcisistico”. C’erano insomma elementi più che sufficienti per
considerarlo un contributo alquanto inusuale al volume accademico nel
quale si inseriva, pubblicato da un prestigioso editore. Perché mai
un’affermata studiosa avrebbe dovuto mettere a rischio la propria
reputazione per dare alle stampe un saggio del genere? Il titolo
ricordava più l’incipit di una confessione che quello di una ricerca per
addetti ai lavori – recitava, testualmente: “Rompere il silenzio. Le
ferite nascoste dell’università neoliberale”. </span>
<span style="font-weight: 400;">L’aggettivo </span><i><span style="font-weight: 400;">neoliberale</span></i><span style="font-weight: 400;">,
come tutte le parole di fronte alle quali si inizia ad annuire
nervosamente perché chiunque sembra usarle ma nessuno pare conoscerne
l’esatto significato, potrebbe facilmente suscitare delle perplessità.
Negli ultimi decenni il neoliberalismo è stato definito, tra l’altro,
come un </span><a href="https://www.ilsaggiatore.com/libro/breve-storia-del-neoliberismo/" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">progetto politico</span></a><span style="font-weight: 400;"> per accrescere il potere delle élite economiche, una </span><a href="https://www.hup.harvard.edu/catalog.php?isbn=9780674033184" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">corrente intellettuale</span></a><span style="font-weight: 400;">, un </span><a href="https://www.researchgate.net/profile/Mitchell_Dean2/publication/278396981_Rethinking_Neoliberalism/links/55f67dc108ae7a10cf8b9971/Rethinking-Neoliberalism.pdf" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">regime di governo</span></a><span style="font-weight: 400;">, un </span><a href="http://neoliberalfeminism.com/wp-content/uploads/2018/04/Neoliberalism-as-discourse-between-Foucauldian-political-economy-and-Marxian-poststructuralism.pdf" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">tipo di discorso</span></a><span style="font-weight: 400;">, una </span><a href="https://www.researchgate.net/profile/Thomas_Lemke/publication/228853767_The_Birth_of_Biopolitics_Michel_Foucault%27s_Lecture_at_the_College_de_France_on_Neo-liberal_Governmentality/links/0f31753298f3756785000000/The-Birth-of-Biopolitics-Michel-Foucaults-Lecture-at-the-College-de-France-on-Neo-liberal-Governmentality.pdf" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">tecnica di potere</span></a><span style="font-weight: 400;"> o un </span><a href="http://eprints.qut.edu.au/74626/3/74626a.pdf" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">assetto istituzionale</span></a><span style="font-weight: 400;">.
Sarebbe tuttavia errato subordinare la riflessione sul testo di Gill
all’intricato dibattito specialistico sul neoliberalismo – il suo
contributo si concentra infatti su un ambito ben più circoscritto: l’</span><i><span style="font-weight: 400;">accademia</span></i><span style="font-weight: 400;"> neoliberale. </span><br />
<span style="font-weight: 400;">Paradossalmente, nonostante il disaccordo anche aspro sul termine più generico, sembra esserci un sostanziale consenso sulla </span><a href="https://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/00071005.2011.650940?journalCode=rbje20" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">realtà</span></a><span style="font-weight: 400;"> da far </span><a href="https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/02601370.2013.873213" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">corrispondere</span></a><span style="font-weight: 400;"> all’</span><i><span style="font-weight: 400;">università neoliberale</span></i><span style="font-weight: 400;">.
Con tale espressione possiamo infatti intendere, piuttosto
genericamente, una situazione in cui il mercato è ritenuto il principio
organizzativo ideale della formazione e della ricerca universitarie, con
tutte le </span><a href="https://www.plutobooks.com/9780745331911/the-assault-on-universities/" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">ripercussioni</span></a><span style="font-weight: 400;"> che ne derivano – l’importanza crescente attribuita dagli atenei ai finanziamenti privati; la </span><a href="https://www.actainrete.it/wp-content/uploads/2018/04/in_disciplinate.pdf" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">precarizzazione sistematica</span></a><span style="font-weight: 400;"> dei lavoratori e delle lavoratrici del settore; la rappresentazione di studentesse e studenti come </span><a href="https://www.routledge.com/The-Marketisation-of-Higher-Education-and-the-Student-as-Consumer-1st/Molesworth-Scullion-Nixon/p/book/9780415584470" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">consumatori</span></a><span style="font-weight: 400;">
potenzialmente disposti all’indebitamento per finanziare i propri studi
e delle università stesse come imprese in competizione le une con le
altre, le cui performance vengono </span><a href="http://www.cronopio.it/edizioni/2019/05/valutare-e-punire-seconda-edizione/" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">valutate</span></a><span style="font-weight: 400;"> tramite indicatori quantitativi standardizzati. </span><br />
<span style="font-weight: 400;">Ad un tale livello di generalità, la
nozione di università neoliberale può applicarsi facilmente (quantomeno)
a buona parte dei sistemi educativi dei paesi cosiddetti occidentali.
Tenendo a mente questa definizione, possiamo iniziare a comprendere
quanto Gill affermava all’inizio della propria analisi – che nelle sue
parole toccava </span><br />
<blockquote class="blockquote blockquote--small">
<i>molte
cose: sfinimento, stress, sovraccarico di lavoro, ansia, vergogna,
violenza, dolore, senso di colpa – e i sentimenti di alienazione,
disonestà e paura di venire smascherati nell’accademia contemporanea.
Tali stati d’animo (…) sono da un lato ordinari e quotidiani, ma al
tempo stesso rimangono ampiamente segreti o messi a tacere negli spazi
pubblici delle università. Vengono articolati in un registro linguistico
differente, meno privilegiato; sono materiale per le chiacchierate in
corridoio, le pause caffè e le conversazioni personali tra amici, ma non
per le prolusioni alle conferenze o le pubblicazioni accademiche o
financo le riunioni di dipartimento.</i></blockquote>
<span style="font-weight: 400;">Se gli accademici sono diventati essi stessi </span><a href="https://www.ediesseonline.it/prodotto/la-societa-della-prestazione/" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">soggetti neoliberali</span></a><span style="font-weight: 400;"> – lavorando potenzialmente </span><a href="https://www.einaudi.it/catalogo-libri/scienze-sociali/sociologia/247-jonathan-crary-9788806218355/" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">24/7</span></a><span style="font-weight: 400;">
tramite contratti spesso precari e con l’imperativo costante di dover
essere più produttivi ed efficienti (non senza la paradossale richiesta
aggiuntiva di </span><a href="https://not.neroeditions.com/sorridi-o-muori/" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">apparire al contempo felici</span></a><span style="font-weight: 400;">
della propria condizione) – le conseguenze negative che scaturiscono
dal loro ambiente di lavoro, le “ferite” che esso comporta, tendono a
rimanere nascoste, per una serie di ragioni. </span><span style="font-weight: 400;">Anzitutto,
le caratteristiche delle attività svolte in università e centri di
ricerca sono particolarmente esposte a rappresentazioni distorcenti, che
trasfigurano quello che è a tutti gli effetti un </span><i><span style="font-weight: 400;">lavoro</span></i><span style="font-weight: 400;"> in una </span><i><span style="font-weight: 400;">missione</span></i><span style="font-weight: 400;"> (gratuita o sotto-retribuita). In tal modo l’insegnamento e la ricerca vengono descritti come attività svolte </span><a href="https://www.researchgate.net/profile/Paola_Rivetti/publication/273526934_What's_Love_Got_to_Do_with_it_Precarious_Academic_Labour_Forces_and_the_Role_of_Passion_in_Italian_Universities/links/575d454a08aed8846215fcf8.pdf" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">per passione</span></a><span style="font-weight: 400;">,
soddisfacenti in se stesse e perciò – secondo una logica perversa che
concepisce il lavoro salariato come mera sofferenza – non degne di
essere regolarmente pagate. Si avverte qui una chiara eco di ciò che </span><a href="http://www.ombrecorte.it/more.asp?id=383&tipo=culture" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">negli anni ’70 </span></a><span style="font-weight: 400;"> le femministe chiamavano </span><a href="http://www.hotpotatoes.it/2018/02/18/lo-chiamano-amore-note-sulla-gratuita-del-lavoro-di-anna-curcio/" rel="noopener" target="_blank"><i><span style="font-weight: 400;">labour of love</span></i></a><span style="font-weight: 400;"> nella loro critica serrata del lavoro domestico gratuito – e tale riferimento ci rimanda alla vulnerabilità </span><a href="https://nonunadimeno.wordpress.com/2017/11/28/femminismo-intersezionale-o-perche-questa-lotta-e-anche-tua-intersezioni-2/" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">intersezionale</span></a><span style="font-weight: 400;"> di alcuni segmenti del personale accademico, con le </span><a href="https://www.academia.edu/36197588/When_love_becomes_self-abuse_gendered_perspectives_on_unpaid_labor_in_academia" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">donne</span></a><span style="font-weight: 400;"> e le </span><a href="https://link.springer.com/article/10.1007/s12111-007-9030-5" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">persone razzializzate</span></a><span style="font-weight: 400;"> esposte ad una mole anche maggiore di “ferite nascoste”.</span><br />
In secondo luogo, come notava la stessa Gill, l’attitudine a tenere costantemente sotto controllo i propri ‘privilegi’ (<i><span style="font-weight: 400;">check-your-privilege</span></i><span style="font-weight: 400;">)
tanto comune in alcuni ambienti universitari finisce a volte con il
generare inavvertitamente una forma di silenziamento, consentendo alle
persone che li popolano di mettere a fuoco unicamente casi estremi di
ingiustizia e sofferenza – come se il semplice fatto che altre persone
se la passino peggio privasse di ogni margine per criticare la propria
situazione. Così facendo, la vita all’interno dell’accademia neoliberale
non viene solitamente ritenuta un argomento </span><a href="https://journals.sagepub.com/doi/abs/10.1177/089124102237823" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">degno di indagine scientifica</span></a><span style="font-weight: 400;">
– lasciando i pochi che hanno sia la possibilità che la volontà di
parlarne nella posizione di condurre unicamente ricerche che saranno
bollate, nei termini di Gill, come completamente carenti di
scientificità.</span><br />
Per quanto tali esperienze siano senz’altro più frequenti in alcuni
comparti della forza-lavoro universitaria (ricercatori e ricercatrici
con incarichi precari, docenti a contratto, dottorande e dottorandi), la
loro rilevanza complessiva non può in alcun modo essere ignorata. Nel
2017, Gill cominciava un follow-up del saggio precedente con le seguenti
osservazioni:<br />
<blockquote class="blockquote blockquote--small">
<i>Negli anni trascorsi
[dalla pubblicazione del primo testo] ho passato difficilmente una sola
settimana senza ricevere almeno due o tre email da persone che mi
scrivevano come e perché erano state toccate dal mio scritto. Molte
volte si trattava di espressioni di gratitudine e sollievo per il non
sentirsi più così sole. (…) Il mio archivio di lettere e messaggi
ammonta ormai a circa duemila documenti – un autentico catalogo di
racconti di esperienze tossiche all’interno dell’accademia neoliberale
che accresce la mia sensazione che una crisi profonda, al livello tanto
affettivo quanto somatico, stia avendo luogo.</i></blockquote>
Il bilancio formulato in questo secondo contributo è complesso e
ambivalente. Gill notava che “il silenzio è stato rotto” e che si è
registrato negli ultimi anni uno spostamento del dibattito sulla
trasformazione degli atenei e le condizioni di vita al loro interno – un
processo che sta lentamente avviandosi <a href="https://not.neroeditions.com/accademia-ricerca-malessere-psichico/" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">anche in Italia</span></a><span style="font-weight: 400;">. D’altro canto, in anni recenti la neoliberalizzazione delle università si è ulteriormente velocizzata – al punto che negli </span><a href="https://www.aaup.org/report/higher-education-crossroads-annual-report-economic-status-profession-2015-16" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">Stati Uniti</span></a><span style="font-weight: 400;"> tre quarti dei docenti di college lavorano senza nessuna possibilità di assunzione a tempo indeterminato, mentre nel </span><a href="https://www.ucu.org.uk/media/8196/Executive-summary-Workload-is-an-education-issue-UCU-workload-survey-report-2016/pdf/ucu_workloadsurvey_summary_jun16.pdf" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">Regno Unito</span></a><span style="font-weight: 400;"> un accademico deve affrontare in media tredici ore di lavoro straordinario a settimana.</span><br />
In questo scenario, molte delle risposte istituzionali alla
neoliberalizzazione hanno riprodotto le medesime tendenze
individualizzanti che autrici come Gill tentano di contrastare. Così i
servizi di counselling e assistenza sanitaria interni alle università
tentano di rispondere con corsi, sessioni di training, yoga,
meditazione, eventi su come ottimizzare il tempo o “avere a che fare con
persone difficili” – vale a dire attività incentrate più sul diventare
resilienti di fronte ad un contesto lavorativo percepito come
immodificabile che a produrre un qualche cambiamento profondo.<br />
Nell’abbozzare una serie di proposte per far progredire il dibattito,
Gills rivendicava l’urgenza di un’analisi più approfondita del
“devastante aumento di cattive condizioni di salute come effetto
somatico dell’accademia neoliberale” – è in tal senso che è specialmente
significativo considerare il caso della depressione. <span style="font-weight: 400;">Nel
medesimo anno in cui il saggio di Gill veniva pubblicato un altro
accademico britannico, Mark Fisher, dava alle stampe un popolare
pamphlet in cui tracciava una prima connessione tra la crescente
diffusione della depressione e quanto chiamava </span><a href="https://not.neroeditions.com/mark-fisher-realismo-capitalista/" rel="noopener" target="_blank"><i><span style="font-weight: 400;">realismo capitalista</span></i></a><span style="font-weight: 400;">
– “la sensazione diffusa che il capitalismo non costituisca soltanto
l’unico sistema politico ed economico sostenibile, ma che sia al momento
impossibile persino </span><i><span style="font-weight: 400;">immaginare</span></i><span style="font-weight: 400;">
un’alternativa coerente ad esso”. La narrazione parzialmente
autobiografica di Fisher contiene molti riferimenti all’università
neoliberale, al suo contributo nel contrastare qualunque forma di
uguaglianza sociale ed alla sua ossessione per procedure di valutazione
altamente burocratizzate – e ha nel racconto della propria depressione
di uomo e accademico uno snodo centrale.</span><br />
<span style="font-weight: 400;">La </span><a href="https://www.health.harvard.edu/a_to_z/major-depression-a-to-z" rel="noopener" target="_blank"><i><span style="font-weight: 400;">depressione maggiore</span></i></a><span style="font-weight: 400;">
occupa un posto singolare fra le ferite dell’università neoliberale.
Codificata come una patologia mentale, favorisce in chi ne è affetto una
tendenza individualizzante persino più di altre condizioni
‘tradizionali’ – quali lo stress da lavoro o la </span><a href="https://www.iltascabile.com/societa/sonno-capitalismo/" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">cronica mancanza di sonno</span></a><span style="font-weight: 400;">. Dar voce alla propria depressione, </span><a href="https://theoccupiedtimes.org/?p=12841" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">notava</span></a><span style="font-weight: 400;">
Fisher, è poi particolarmente difficile, perché essa “è in parte
costituita da una beffarda voce ‘interiore’ che ti accusa di
autoindulgenza – non sei depresso, sei solo dispiaciuto per te stesso,
rimettiti in sesto – e questa voce è suscettibile di essere innescata
dal rendere pubblica la propria condizione”.</span><br />
<blockquote class="blockquote ">
<b>Negli ultimi anni, una crescita
esponenziale dell’evidenza aneddotica sulla diffusione di sintomi
depressivi nelle università è stata affiancata da un numero
incredibilmente basso di studi accademici sul fenomeno.</b></blockquote>
Come se non bastasse, la depressione può diventare ancora più
insidiosa in ambito universitario: essa sembra scardinare la stessa
immagine dell’accademico come persona credibile ed affidabile alla luce
della sua (presunta) superiore conoscenza di una determinata materia.
Non a caso, nel senso comune la persona depressa è ritenuta affetta da
una sorta di disturbo di percezione, una tendenza ad accentuare gli
aspetti negativi di qualunque circostanza a scapito di una sua più
equilibrata interpretazione – rappresentazione tanto più invalidante se
riferita a ricercatrici e ricercatori di cui si presume l’avalutatività.
L’accademico depresso troverà pertanto difficile parlare della sua
condizione, che resta ammantata da un <a href="https://www.emerald.com/insight/content/doi/10.1108/JOE-10-2017-0045/full/html" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">tabù</span></a><span style="font-weight: 400;">
tanto maggiore in contesti dove la produttività viene incoraggiata (o
estorta) incessantemente e l’“eccellenza” misurata senza tregua. </span><br />
Negli ultimi anni, una crescita esponenziale dell’evidenza aneddotica
circa la diffusione di sintomi depressivi nelle università è stata
affiancata da un numero incredibilmente basso di studi accademici sul
fenomeno. Per fare un esempio, nel marzo 2014 un <a href="https://www.theguardian.com/higher-education-network/blog/2014/mar/01/mental-health-issue-phd-research-university" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">articolo</span></a><span style="font-weight: 400;"> scritto da una ricercatrice anonima apparso su sito del </span><i><span style="font-weight: 400;">Guardian</span></i><span style="font-weight: 400;">
denunciava sia il diffondersi di numerose forme di malessere psichico
nel personale accademico sia il clima di tacita accettazione e silenzio
istituzionale che previene l’emersione del problema. Il testo è stato
condiviso più di centomila volte, dimostrando il bisogno di canali di
espressione per quello che è spesso ritenuto il prezzo da pagare per
avere successo nell’università. </span><span style="font-weight: 400;">Da
allora, un numero pressoché incalcolabile di racconti più o meno
personali è stato affidato a blog e riviste. Nondimeno, mentre centinaia
di studi hanno documentato, in un ampio ventaglio di paesi diversi</span><a href="https://s3.amazonaws.com/academia.edu.documents/50375687/A_systematic_review_of_studies_of_depres20161117-19487-a4yq99.pdf" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">, livelli elevati</span></a><span style="font-weight: 400;">
di sintomi depressivi tra gli studenti universitari, al momento si
registrano pochissime analisi analoghe che prendano in esame dottorandi,
ricercatori e docenti – per quanto i loro </span><a href="https://pdfs.semanticscholar.org/dbc8/151d1bee6365cae8210930cbcfb8006d0bb3.pdf" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">risultati</span></a><span style="font-weight: 400;"> siano nel complesso </span><a href="https://ciencias.ulisboa.pt/sites/default/files/fcul/investigacao/Work%20organization%20and%20mental%20health%20problems%20in%20PhD%20students.pdf" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">preoccupanti</span></a><span style="font-weight: 400;">.</span><br />
La discrepanza tra il verosimile aumento dei casi di depressione
nell’accademia neoliberale e la mancanza di indagine scientifica
dell’argomento solleva questioni che sono, inestricabilmente e allo
stesso tempo, epistemiche e politiche. Parlare di “ferite neoliberali”
espone infatti a una facile obiezione: non c’è nessun modo immediato per
mostrare che la depressione (o qualunque altra forma di disagio
psichico) sia <i><span style="font-weight: 400;">causata</span></i><span style="font-weight: 400;"> dall’ambiente definito </span><i><span style="font-weight: 400;">università neoliberale</span></i><span style="font-weight: 400;"> – mancano, tanto per cominciare, fattori causali unitari e misurabili che possano corrispondere a tale nozione. </span><span style="font-weight: 400;">Anche
se provassimo a scomporre il concetto (riconducendolo alle variabili
menzionate all’inizio di questo articolo), resterebbe quantomeno
difficile separare l’influenza dei diversi fattori – ad esempio
stabilendo se la precarizzazione contrattuale sia più dannosa per il
benessere di ricercatrici e ricercatori delle invasive tecniche di
valutazione della ricerca attualmente in voga.</span><br />
<span style="font-weight: 400;">In una sorta di circolo vizioso,
queste difficoltà iniziali e la natura politicamente problematica del
tema lo rendono un candidato improbabile per l’ottenimento di fondi di
ricerca ed una scelta penalizzante per progetti scientifici individuali o
collettivi – lasciando così oscillare la depressione accademica tra
l’assoluta irrilevanza e la rappresentazione semiclandestina in studi
occasionali, condotti per lo più da studiosi che hanno una qualche
connessione personale con l’argomento. Emblematicamente, l’unica volta
che la depressione accademica si è fatta strada sulle pagine di una
pubblicazione accademica di grande notorietà, </span><i><span style="font-weight: 400;">Nature</span></i><span style="font-weight: 400;">, è stata confinata nella sezione degli </span><a href="https://www.nature.com/articles/d41586-018-05159-0" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">editoriali</span></a><span style="font-weight: 400;">, invece che ai contributi di ricerca veri e propri.</span><br />
<blockquote class="blockquote ">
<b>La conversazione sul rapporto tra capitalismo e salute mentale è stata interrotta o relegata in circoli ristretti.</b></blockquote>
Poiché il metodologico è politico (e in questo contesto in maniera
specialmente evidente), interrogarsi sull’impasse del discorso
accademico sulla depressione non è un mero esercizio di stile, ma
rappresenta un passaggio ineludibile di una mobilitazione politica in
merito. <span style="font-weight: 400;">La difficoltà che abbiamo
registrato nel caso specifico della depressione accademica non
costituiscono un unicum, ma si inseriscono nella più ampia problematica
del rapporto tra capitalismo e salute mentale. Dall’</span><a href="https://www.taylorfrancis.com/books/9781315013992" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">antipsichiatria</span></a><span style="font-weight: 400;"> britannica alla </span><a href="https://www.einaudi.it/catalogo-libri/filosofia/filosofia-contemporanea/eros-e-civilta-herbert-marcuse-9788806159009/" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">Scuola di Francoforte</span></a><span style="font-weight: 400;">, da alcuni filoni del </span><a href="http://web.tiscalinet.it/visavis/7t.pdf" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">marxismo</span></a><span style="font-weight: 400;"> al </span><a href="https://books.google.it/books/about/Women_and_Madness.html?id=1jK6QgAACAAJ&redir_esc=y" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">femminismo radicale</span></a><span style="font-weight: 400;"> passando per l’opera irriducibile alle etichette di </span><a href="https://www.einaudi.it/catalogo-libri/filosofia/filosofia-contemporanea/lanti-edipo-felix-guattari-9788806163235/" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">Deleuze e Guattari</span></a><span style="font-weight: 400;">,
soltanto alcuni decenni fa tale relazione era oggetto di intense
elaborazioni teoretiche e politiche – sia dentro che fuori
dall’università. Al giorno d’oggi, tuttavia, la popolarità clamorosa
perché inattesa di scritti come quelli di Fisher e Gill testimonia il
fatto che quella conversazione era stata interrotta – o perlomeno
relegata in circoli ristretti, dove il suo potenziale politico è spesso
sopravvissuto alle spese di ogni rigore analitico e capacità di
influenzare la discussione pubblica. </span><br />
<span style="font-weight: 400;">Ciò che è accaduto nel frattempo è
che la psichiatria – oggi il principale produttore di sapere sul disagio
psichico – ha oltrepassato quella che potremmo chiamare, seguendo </span><a href="https://bur.rizzolilibri.it/libri/l-archeologia-del-sapere/" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">Foucault</span></a><span style="font-weight: 400;">, una </span><i><span style="font-weight: 400;">soglia di scientificità</span></i><span style="font-weight: 400;">. Questo implica che, lasciando </span><a href="https://www.lafeltrinelli.it/libri/michel-foucault/potere-psichiatrico-corso-college-de/9788807886645" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">foucaultianamente</span></a><span style="font-weight: 400;"> da parte ogni critica del sapere psichiatrico che si accontenti di ricondurlo ad una qualche </span><a href="http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/filosofiacritica/microfisica.pdf" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">semplicistica nozione</span></a><span style="font-weight: 400;"> di </span><i><span style="font-weight: 400;">ideologia</span></i><span style="font-weight: 400;">,
la psichiatria dell’età neoliberale dovrà essere fatta oggetto di un
tipo di indagine critica differente da quella volta a evidenziare la
struttura </span><a href="https://www.einaudi.it/catalogo-libri/scienze-sociali/sociologia/sorvegliare-e-punire-michel-foucault-9788806219468/" rel="noopener" target="_blank"><i><span style="font-weight: 400;">disciplinare</span></i></a><span style="font-weight: 400;"> del manicomio (i cui </span><a href="https://www.internazionale.it/reportage/angelo-mastrandrea/2015/11/06/mastrogiovanni-morte-87-ore"><span style="font-weight: 400;">resti</span></a><span style="font-weight: 400;"> pure sono giunti strisciando sino a noi). </span><span style="font-weight: 400;">Diversi concetti accattivanti, come </span><i><span style="font-weight: 400;">psicopolitica</span></i><span style="font-weight: 400;"> (</span><a href="https://www.edizioninottetempo.it/it/prodotto/psicopolitica" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">Byung-Chul Han</span></a><span style="font-weight: 400;">) e </span><i><span style="font-weight: 400;">narcocapitalismo</span></i><span style="font-weight: 400;"> (</span><a href="http://www.ombrecorte.it/more.asp?id=562&tipo=anticipazioni" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">Laurent de Sutter</span></a><span style="font-weight: 400;">)
sono stati proposti recentemente proprio per mappare tanto un riassetto
del capitalismo – dal fordismo al neoliberalismo – quanto uno
spostamento interno alla stessa psichiatria – dai vecchi ospedali
psichiatrici alla nuova, biopolitica (o post-biopolitica)
psicofarmacologia – con le sue relative </span><a href="https://www.iltascabile.com/scienze/dipendenza-antidepressivi/" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">controindicazioni</span></a><span style="font-weight: 400;">. </span><br />
<span style="font-weight: 400;">Tuttavia, nessuno di essi sembra
fornirci strumenti analitici adeguati: entrambi mostrano una tendenza a
ridurre il neoliberalismo ad un unico fattore principale – che si tratti
del passaggio dal corpo alla mente come principale sito di produzione o
di un certo tipo di narcosi come tecnologia utilizzata per accrescere
la produttività economica. Invece che porre effettivamente in dialogo
capitalismo e salute mentale, tali nozioni (e altre analoghe) confondono
le molteplici dinamiche che intervengono sull’uno e sull’altra per
un’unitarietà fittizia, in una sorta di ansia di smascheramento per la
quale affermare la verità sulla sofferenza psico-fisica che si
accompagna al neoliberalismo coinciderebbe integralmente con la critica
radicale di quest’ultimo.</span><br />
<span style="font-weight: 400;">L’approccio volutamente tranchant di
questi lavori teorici – che in modo solo apparentemente sorprendente si
combina ad un pressoché totale disinteresse per le </span><a href="https://read.dukeupress.edu/south-atlantic-quarterly/article-abstract/106/3/459/3359/Public-Feelings?redirectedFrom=PDF" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">prassi</span></a><span style="font-weight: 400;">
che già interrogano radicalmente il nesso capitalismo-salute mentale –
finisce con il renderli potenzialmente ciechi alla natura complessa e
sfaccettata del capitalismo neoliberale, che lungi dal limitarsi ad un
semplice intreccio di economia politica ed economia libidinale si
presenta come un vero e proprio </span><a href="https://newleftreview.org/issues/II86/articles/nancy-fraser-behind-marx-s-hidden-abode" rel="noopener" target="_blank"><i><span style="font-weight: 400;">ordine sociale istituzionalizzato</span></i></a><i><span style="font-weight: 400;">. </span></i><span style="font-weight: 400;">Parallelamente,
a tale visione riduzionistica del neoliberalismo ne corrisponde una del
sapere psichiatrico che non tiene conto del suo statuto epistemico
attuale. </span><br />
<span style="font-weight: 400;">Contributi come quelli di Han e de
Sutter, al netto delle ottime intenzioni, non costituiscono quindi delle
eccezioni alla difficoltà di sviluppare un discorso sull’intersezione
di capitalismo e disagio psichico – ma confermano anzi la fatica del
sapere accademico (entrambi gli autori sono docenti universitari) di
riposizionarsi a sua volta nel rapporto tra i due elementi. L’accademia,
come illustrano le riflessioni precedenti, non è più un ambiente
privilegiato dal quale muovere cupe profezie su problemi sociali
rispetto a cui studiose e studiosi possano conservare una qualche
ovattata distanza – ma è una parte rilevante del campo di battaglia dove
le trasformazioni sociali vengono attuate.</span><br />
<span style="font-weight: 400;"></span><br />
<blockquote class="blockquote ">
<b>L’accademia
non è più un ambiente privilegiato, è una parte rilevante del campo di
battaglia dove le trasformazioni sociali vengono attuate.</b></blockquote>
<span style="font-weight: 400;">Occorre pertanto riprendere la lezione – </span><a href="https://not.neroeditions.com/antipsichiatria-psicofarmaci/" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">per nulla</span></a><span style="font-weight: 400;"> meno radicale – di un intellettuale come </span><a href="https://www.feltrinellieditore.it/opera/opera/la-repubblica-dei-matti/" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">Basaglia </span></a><span style="font-weight: 400;">o di </span><a href="http://www.ombrecorte.it/more.asp?id=277&tipo=novita" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">Fanon</span></a><span style="font-weight: 400;">:
una denuncia efficace dei possibili effetti di dominazione del sapere
psichiatrico e della sua complicità con lo sfruttamento capitalistico (e
non solo) passa dal prendere sul serio e dal maneggiare quel medesimo
tipo di sapere – rivolgendolo all’occorrenza contro se stesso. </span><span style="font-weight: 400;">È la strada percorsa negli ultimi decenni dalla cosiddetta </span><a href="https://www.cambridge.org/core/journals/bjpsych-advances/article/critical-psychiatry-a-brief-overview/7273912647372F1319C21F07611E7D39" rel="noopener" target="_blank"><i><span style="font-weight: 400;">critical psychiatry</span></i></a><span style="font-weight: 400;">,
oggi alle prese con il difficile compito di combinare un’analisi che
includa il disagio psichico in una più ampia riflessione sulle </span><a href="https://www.palgrave.com/gp/book/9781137463067#aboutBook" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">conseguenze del neoliberalismo in termini di salute</span></a><span style="font-weight: 400;">
con il rifiuto di assimilare positivisticamente le patologie
psichiatriche a quelle ‘fisiche’ in senso forte. Non mancano del resto
anche in Italia tentativi virtuosi di rilanciare il dibattito in chiave
interdisciplinare – vengono in mente ad esempio il dialogo tra marxismo e
psicanalisi lacaniana promosso da studiosi come </span><a href="https://www.lafeltrinelli.it/libri/federico-chicchi/karl-marx/9788807227141" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">Federico Chicchi</span></a><span style="font-weight: 400;">, la notevole serie di interventi firmati recentemente da Francesca Coin sulle intersezioni fra </span><a href="http://effimera.org/smettere-quitting-francesca-coin/" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">accademia neoliberale</span></a><span style="font-weight: 400;">, </span><a href="https://www.che-fare.com/salute-mentale-accademia-digitale-francesca-coin/" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">depressione</span></a><span style="font-weight: 400;"> e </span><a href="https://www.iltascabile.com/societa/tossici-digitali-unplugged/" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">nuove tecnologie</span></a><span style="font-weight: 400;"> – o ancora la fruttuosa commistione di etnopsichiatria e antropologia tipica dell’opera di </span><a href="https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788842092490" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">Roberto Beneduce</span></a><span style="font-weight: 400;">. </span><br />
<span style="font-weight: 400;">Rispetto agli anni ’60 o ’70,
tuttavia, questo rinnovato fermento intellettuale e le sue prolifiche
contaminazioni con la riemersione di pratiche politicamente radicali non
sono ancora arrivati a lambire il senso comune neoliberale – prova ne è
che esso risulta dominante nella stessa accademia in cui si è ripreso
ad elaborare un pensiero alternativo in materia di capitalismo e salute
mentale. </span><span style="font-weight: 400;">La depressione si
ripresenta qui in tutta la sua carica emblematica, incarnando la cifra
di un’epoca, la nostra, che a differenza di quella in cui fiorì
l’antipsichiatria ha perso una visione positiva del proprio avvenire:
così come la persona depressa non riesce a proiettarsi nel futuro, il
neoliberalismo ha tarpato ogni ambizione di un futuro migliore e
drasticamente differente – facendoci navigare a vista in un </span><a href="https://www.doppiozero.com/materiali/vivere-e-morire-nelleterno-presente-neoliberale" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">eterno presente</span></a><span style="font-weight: 400;"> che è la </span><a href="http://blog.wbkolleg.unibe.ch/wp-content/uploads/Jameson_TheEndofTemporality.pdf" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">negazione stessa</span></a><span style="font-weight: 400;"> della temporalità. </span><br />
<span style="font-weight: 400;">La depressione accademica, in questo
contesto, è sia una piccola parte di un quadro più ampio che un caso
rilevante in sé. Ritrarre un certo tipo di disagio mentale come “ferita
neoliberale” di un gruppo specifico di persone che rappresenterebbe una
sorta di avanguardia nello sfruttamento capitalistico del lavoro
cognitivo non sarebbe corretto: la circostanza per cui, appartenendo ad
un gruppo (relativamente) privilegiato di lavoratori intellettuali, gli
accademici sono in una posizione migliore di altri per inquadrare alcuni
fenomeni come i sintomi depressivi, offusca il fatto che il malessere
psichico è oggi un fenomeno di massa sotto il neoliberismo. Negli Stati
Uniti, per citare una statistica fra le tante, una donna bianca su
cinque assume antidepressivi – e l’identificazione razzializzata è
rilevante non perché le donne nere o latine siano meno depresse, ma
perché hanno in media meno accesso all’assistenza sanitaria. Questo
significa che, come ho provato ad argomentare diffusamente </span><a href="http://www.ombrecorte.it/more.asp?id=586&tipo=novita" rel="noopener" target="_blank"><span style="font-weight: 400;">altrove</span></a><span style="font-weight: 400;">, la depressione all’interno del mondo accademico neoliberale deve essere </span><a href="http://www.meltemieditore.it/catalogo/provincializzare-leuropa/" rel="noopener" target="_blank"><i><span style="font-weight: 400;">provincializzata</span></i></a><span style="font-weight: 400;">,
situata in un più ampio contesto sociale ed economico, affinché il suo
rapporto con il capitalismo sia adeguatamente districato. </span><br />
<span style="font-weight: 400;">Nondimeno, dal punto di vista di una
politica della conoscenza, analizzare tale rapporto all’interno delle
università sembra avere anche un peso specifico, almeno se siamo pronti a
riconoscere l’accademia come luogo chiave per la produzione di
conoscenza critica. Se la sfida alle narrazioni neoliberali
individualizzanti è un primo passo necessario per un’indagine sui
potenziali inneschi socio-economici del malessere mentale, gli
accademici sono probabilmente in una posizione meno svantaggiata per
compiere questo passo. Del resto l’università neoliberale è, per quanto
ne sappia, l’unico ambiente dove può capitare di essere costretti a
prendere psicofarmaci per consegnare in tempo un articolo sull’abuso di
psicofarmaci in ambito accademico – un’esperienza tragicomica che è
stata davvero raccontata a chi scrive. Il metodologico, alla fine, non è
solo politico – ma anche personale.»</span></div>
</div>
</div>
<a href="https://www.iltascabile.com/societa/accademia-e-depressione/">https://www.iltascabile.com/societa/accademia-e-depressione/</a><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipfOMIlRP8fy-0I0fCsFuj8fP71wBZcj7Wu9f2Z-qHXaONYJwNksec6fwgxjx5-AWD8lXdERxbSx3iXBTDBw-m11wTCXNf2RyLAxZXzaRB6XP8DfQdZOMkwZplqJNtuofIf4I0PjJYuLfZ/s1600/L%2527Urlo+2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="599" data-original-width="476" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipfOMIlRP8fy-0I0fCsFuj8fP71wBZcj7Wu9f2Z-qHXaONYJwNksec6fwgxjx5-AWD8lXdERxbSx3iXBTDBw-m11wTCXNf2RyLAxZXzaRB6XP8DfQdZOMkwZplqJNtuofIf4I0PjJYuLfZ/s640/L%2527Urlo+2.jpg" width="506" /></a></div>
<br />Il Custodehttp://www.blogger.com/profile/09230724699780266634noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7363109472746170575.post-67961664897037020462019-09-22T18:36:00.001+02:002019-09-22T18:36:47.401+02:00A PROPOSITO DEL «NUOVO DISORDINE MONDIALE»!!!<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><b>Marisa Belluscio e Riccardo Noury (a cura di), <i>Il nuovo disordine mondiale. Economia, diritti umani e conflitti</i>, FORMIN' (Centro di Formazione Internazionale) 2002</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><b><i> </i></b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><b><i> </i><span style="font-size: small;">A distanza di quasi un ventennio questo prezioso testo, frutto di un felice sforzo inter-multidisciplinare, non solo mantiene intatta tutta la sua "carica innovativa", ma risulta, nel complesso, di "straordinaria attualità". La dimostrazione nel "seguente passaggio", di assoluto rilievo, che perciò riportiamo per intero.</span></b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;">«</span><span style="font-size: small;">La liberalizzazione dei mercati dell'industria, dell'agricoltura e dei servizi (compreso l'ambito culturale), ha dato un grande impulso al processo di <i>deregolamentazione delle funzioni dell'economia, </i>in particolare la deregolamentazione dello Stato. L'unico compito affidato allo Stato è quello di facilitare l'integrazione dell'economia locale in quella globale. Per tutto il resto, lo Stato dovrebbe essere "disinventato", come proposto dall'<i>Economist</i> il 20 maggio 1995</span><b><span style="font-size: small;">. </span></b><span style="font-size: small;">Lo stato deve lasciare il compito di regolare l'economia alle forze di mercato, al capitale organizzato che circola liberamente su scala mondiale. </span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;">La (de)regolamentazione finanziaria ha così preso il posto della regolamentazione politica. La moneta non è più un mezzo, nelle mani delle autorità nazionali, per guidare e manovrare l'economia nazionale secondo l'obiettivo del benessere e di uno sviluppo umano e sociale giusto ed efficace. Essa è diventata in primo luogo e soprattutto una merce come ogni altra, che viene comprata e venduta sui mercati finanziari globali allo scopo di ottenere il massimo guadagno. Sono gli operatori e i gestori del capitale, dato che questo circola liberamente nei mercati finanziari, a determinare in larga parte il valore delle monete.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;">Le autorità politiche, specialmente i parlamenti, hanno perso il controllo delle loro monete in modo assai significativo, a vantaggio dei mercati finanziari. I finanzieri dicono che ciò è giusto e normale, dato che si suppone che i mercati finanziari funzionino più razionalmente dei loro governi. Sulla base di questo presupposto (che non è confermato dalla realtà), essi si considerano autorizzati ad imporre quella che chiamano disciplina finanziaria alle autorità politiche nazionali e, naturalmente, ai loro cittadini. Questi ultimi sono così ridotti ad essere considerati e valutati unicamente come consumatori con monete da spendere e come intelligenti azionisti.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;">La trasformazione delle monete in merci che vengono scambiate nel mercato finanziario globale liberalizzato e deregolamentato, si traduce in una serie di imperativi economici quali:</span></span></div>
<ul>
<li><span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;">zero inflazione;</span></span></li>
<li><span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;">bilancia dei pagamenti stabile;</span></span></li>
<li><span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;">bilancio in pareggio e conseguente riduzione del debito nazionale;</span></span></li>
<li><span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;">riduzione della spesa pubblica, soprattutto per scopi sociali;</span></span></li>
</ul>
<ul>
<li><span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;">riduzione della pressione fiscale sul capitale e incentivi fiscali a favore degli investimenti privati.</span></span></li>
</ul>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;">Tutto ciò considerato, la dichiarazione del Presidente della Banca federale tedesca al Forum economico mondiale di Davos (Svizzera) il 3 febbraio 1996 che "i dirigenti politici devono sapere che d'ora in avanti saranno sotto il controllo dei mercati finanziari" riflette semplicemente lo stato delle cose.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;">La trasformazione della regolamentazione economica in pura finanza si sta svolgendo in un contesto caratterizzato da una sempre più evidente dissociazione dell'economia finanziaria dall'economia reale.»</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;"><b>Riccardo Petrella, <i>Il capitalismo globale. Il mondo globalizzato nella sua essenza</i>, ivi, pp. 19-20</b></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;"><b> </b></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;"><b>SAPPIAMO BENISSIMO QUALI SONO STATE, NEL FRATTEMPO, LE TRAGICHE, DEVASTANTI CONSEGUENZE DELLA «DEREGOLAMENTAZIONE FINANZIARIA DELL'ECONOMIA IMPOSTA DA QUELLA "FASE SUPREMA ED ESTREMA DEL CAPITALISMO" CHE ABBIAMO IMPARATO A CONOSCERE COME "NEOLIBERISMO"»: OGNUNO DI NOI LO HA POTUTO ESPERIRE DIRETTAMENTE SULLA PROPRIA PELLE, ALL'INDOMANI DELLA «GRANDE CRISI ECONOMICO-FINANZIARIA DEL 2007-08», CHE ALLUNGA LE SUE OMBRE FUNESTE FINO AL PRESENTE, OVE PERALTRO ASSISTIAMO, FRASTORNATI SE NON ATTERRITI, ALL'ACUIRSI DELLA «GRAVISSIMA EMERGENZA CLIMATICO-AMBIENTALE GLOBALE»!!!</b> </span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEivskHN221u9pdBDELw54N5QUD58iGe0YwOX274HxLxzbY3K6v0lGFggvR3sU_DkjQuLpkiAn-U-4kM5Fv22nmPlUXp87B3SEB3BqpRs3GNcPWwVVOXy6KhOZn9YpTHmVxJGNfOZY6hkqI_/s1600/Aa+Vv%252C+Il+Nuovo+Disordine+Mondiale%252C+Economia%252C+Diritti+Umani+e+Conflitti+%25282002%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEivskHN221u9pdBDELw54N5QUD58iGe0YwOX274HxLxzbY3K6v0lGFggvR3sU_DkjQuLpkiAn-U-4kM5Fv22nmPlUXp87B3SEB3BqpRs3GNcPWwVVOXy6KhOZn9YpTHmVxJGNfOZY6hkqI_/s640/Aa+Vv%252C+Il+Nuovo+Disordine+Mondiale%252C+Economia%252C+Diritti+Umani+e+Conflitti+%25282002%2529.jpg" width="480" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;"><b> </b></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;"> </span><b><span style="font-size: small;"> </span></b></span></div>
Il Custodehttp://www.blogger.com/profile/09230724699780266634noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7363109472746170575.post-74383030439899695402019-09-15T19:32:00.001+02:002019-09-16T01:54:56.638+02:00«UNA DELLE PAGINE PIÙ DRAMMATICHE DELLA "LUNGA E FEROCE PREDAZIONE IMPERIALISTA USA" SULL'AMERICA LATINA»!!!<div data-contents="true">
<div class="" data-block="true" data-editor="9mbop" data-offset-key="72c4s-0-0">
<div class="_1mf _1mj" data-offset-key="72c4s-0-0">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="font-size: large;"><b><span data-offset-key="72c4s-0-0"><span data-text="true">Miguel Angel Asturias, <i>Week-end in Guatemala</i>, trad. it., Nuova Accademia Editrice 1964</span></span></b></span></span></div>
</div>
<div class="" data-block="true" data-editor="9mbop" data-offset-key="bav3l-0-0" style="text-align: justify;">
<div class="_1mf _1mj" data-offset-key="bav3l-0-0">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span data-offset-key="bav3l-0-0"><br data-text="true" /></span></span></div>
</div>
<div class="" data-block="true" data-editor="9mbop" data-offset-key="rfv9-0-0" style="text-align: justify;">
<div class="_1mf _1mj" data-offset-key="rfv9-0-0">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span data-offset-key="rfv9-0-0"><span data-text="true">Presentazione</span></span></span></div>
</div>
<div class="" data-block="true" data-editor="9mbop" data-offset-key="87eue-0-0" style="text-align: justify;">
<div class="_1mf _1mj" data-offset-key="87eue-0-0">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span data-offset-key="87eue-0-0"><span data-text="true">«Apparso nel 1956, il libro scaturisce dalla profonda emozione determinata nell'autore da un ennesimo rivolgimento sanguinoso nel suo paese, l'intervento degli Stati Uniti e di mercenari delle vicine repubbliche centroamericane e antillane in favore del colonnello Carlos Castillo Armas, nel giugno 1954, contro il governo di Jacobo Arbenz, reo di aver intrapreso una vigorosa riforma agraria e la distribuzione delle terre ai contadini. <i>Questa misura veniva a danneggiare le grosse compagnie statunitensi, che monopolizzavano la produzione agricola guatemalteca, e i proprietari di latifondi. L'intervento degli Stati Uniti fu decisivo, e Arbenz cadde.</i> Asturias in quel momento era ambasciatore a Buenos Aires e rinunciò immediatamente all'incarico in segno di sdegnosa protesta. Fu l'emozione determinata in lui da questi avvenimenti a dettargli un libro irruente e denso di calda passione umana, come è <i>Week-end in Guatemala</i>, che egli dedicò significativamente agli studenti, ai contadini, ai lavoratori caduti, a tutto il suo popolo in lotta.</span></span></span></div>
<div class="_1mf _1mj" data-offset-key="87eue-0-0">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span data-offset-key="87eue-0-0"><span data-text="true">Più che un romanzo, Asturias ha voluto scrivere una storia viva del tragico momento attraversato dalla sua gente, rappresentandolo attraverso <i>una serie di episodi che scavano profondamente nella realtà guatemalteca e che, tutti uniti, costituiscono una delle più dure proteste contro l'asservimento dell'uomo. Asturias insorge contro il gretto conservatorismo dei latifondisti, contro il concetto che essi hanno dell'uomo, dell'indio in particolare, trattato come schiavo o come bestia. Egli si scaglia contro l'intervento arbitrario di una grande potenza come gli Stati Uniti, che decide delle sorti di un popolo pacifico e indifeso.</i> L'opportunismo, le ambizioni, la crudeltà, la disposizione al tradimento degli alti gradi dell'esercito, la coalizione della chiesa con i politici in difesa di egoistiche, ottuse e ibride posizioni - il che non significa in Asturias avversione alla religione, ché anzi egli mostra sempre il suo indio profondamente legato, in tutte le manifestazioni della vita, alle pratiche religiose -, tutto determina la protesta. <i>Asturias dimostra come l'accusa di "comunismo" sia usata dalle oligarchie costituite quale arma artificiosa onde eliminare gli oppositori, quando questi perseguivano solamente la giustizia sociale, il diritto di vivere e di lavorare sulla terra.</i></span></span></span></div>
<div class="_1mf _1mj" data-offset-key="87eue-0-0">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span data-offset-key="87eue-0-0"><span data-text="true">Le pagine, più di una volta veementi, di questo libro, <i>immettono violentemente nel dramma guatemalteco, che è dramma americano in senso più ampio. Gli avvenimenti, in particolare di questi ultimi anni, hanno chiaramente dimostrato gli errori della politica statunitense nei confronti dei popoli dell'America Latina, cui si è cercato in seguito di porre riparo. Il solco, tuttavia, è assai profondo e, in particolare nel Centro America, la democrazia e la libertà non sono che mascherature esterne, quando lo sono, di crudeli regimi dittatoriali, la cui ferula incide ancora sanguinosamente sui popoli. Le riforme attendono sempre di venire affrontate. Gli aiuti finanziari nordamericani si perdono nelle tasche dei governanti e degli approfittatori. L'America Latina acuisce, così, sempre più i suoi insoluti problemi</i>.</span></span></span></div>
<div class="_1mf _1mj" data-offset-key="87eue-0-0">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span data-offset-key="87eue-0-0"><span data-text="true"><i> Week-end in Guatemala</i> si chiude con un messaggio di speranza. Nell'ultimo episodio del libro, <i>Torotumbo</i>, i tiranni sono distrutti e il popolo ascende alla conquista delle montagne che sono sue. Negli occhi degli uomini, dopo un manto di sudore di secoli, risplende <i>la luce di un nuovo giorno</i>. Asturias non poteva lasciare senza speranza la sua gente, ricaduta sotto l'oppressione. Il suo è, in definitiva, un atto di fede nel futuro tutto dell'umanità.»</span></span></span></div>
<div class="_1mf _1mj" data-offset-key="87eue-0-0">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span data-offset-key="87eue-0-0"><span data-text="true">(Dall'<i>Intro</i> di Giuseppe Bellini, pp. 14-17, sottol.re nostre)</span></span></span></div>
<div class="_1mf _1mj" data-offset-key="87eue-0-0">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span data-offset-key="87eue-0-0"><span data-text="true"><br /></span></span></span></div>
<div class="_1mf _1mj" data-offset-key="87eue-0-0">
<br />
<div class="" data-block="true" data-editor="9mbop" data-offset-key="2u9oj-0-0">
<div class="_1mf _1mj" data-offset-key="2u9oj-0-0">
<span data-offset-key="2u9oj-0-0"><span data-text="true">LE PAROLE, NEL COMPLESSO FONDATE, DI Giovanni Bellini RISALGONO AL FEBBRAIO 1964, ANNO DELL'EDIZIONE ITALIANA DEL LIBRO DI ASTURIAS!... NOI PERÒ SAPPIAMO BENE CHE IN SEGUITO I "SANGUINOSI DRAMMI", PER L'INTERA AMERICA LATINA, SI SONO SOLO MOLTIPLICATI, A PARTIRE DAL GOLPE MILITARE IN BRASILE (PRIMO APRILE DI QUEL 1964!), CHE PORTÒ AL POTERE ASSOLUTO IL "REGIME DITTATORIALE DEI GORILLAS", DESTINATO A DURARE FINO AL 1985 (SÍ, OLTRE UN VENTENNIO)! DEL 1973 È POI IL GOLPE MILITARE IN CILE </span></span><span data-offset-key="2u9oj-0-0"><span data-text="true">(CHE STRONCÒ BRUTALMENTE IL "MAGNIFICO SOGNO DI ALLENDE"!), E DEL 1976 QUELLO IN ARGENTINA </span></span><span data-offset-key="2u9oj-0-0"><span data-text="true">(CON "MIGLIAIA DI DESAPARECIDOS"!), PER LIMITARCI A QUELLI PIÙ "TRAGICAMENTE FAMOSI"! E NOI SAPPIAMO BENE CHE A "FARE E DISFARE IN LOCO REGIMI PIÙ O MENO DITTATORIALI" È STATA SEMPRE, SOPRATTUTTO, LA "LONGA E VORACE MANO DELL'IMPERIALISMO USA", CHE HA SEMPRE TRATTATO IL SUBCONTINENTE AMERICANO COME IL "CORTILE DI CASA PROPRIA"! ERGO, I PRESUNTI "ERRORI DELLE POLITICHE STATUNITENSI CUI IN SEGUITO SI SAREBBE CERCATO DI PORRE RIPARO", NON ERANO AFFATTO TALI, BENSÍ PRELUDEVANO IN REALTÀ A "NUOVE FORME DI FEROCE PREDAZIONE PIANIFICATE FIN NEL DETTAGLIO", COME DIMOSTRA IL "«PRIMO ESPERIMENTO NEOLIBERISTA» ESPORTATO IN CILE (CON L'IMMANCABILE "SUPPORTO CIA"!) PROPRIO IN COINCIDENZA DEL COLPO DI STATO DEL 1973"!... E SI TRATTAVA FRA L'ALTRO, GUARDA CASO, DELLE "FAMIGERATE «RIFORME ECONOMICHE STRUTTURALI» BENEDETTE DALLA BANCA MONDIALE E DAL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE", PERALTRO SOGGETTE A "VERE E PROPRIE CONDIZIONI CAPESTRO PER POTER RICEVERE, A CARISSIMO PREZZO, I «SEDICENTI AIUTI E/O INVESTIMENTI FINANZIARI DALL'ESTERO»"!!!</span></span></div>
</div>
<div class="" data-block="true" data-editor="9mbop" data-offset-key="drbj0-0-0">
<div class="_1mf _1mj" data-offset-key="drbj0-0-0">
<span data-offset-key="drbj0-0-0"><span data-text="true">TUTTO QUESTO, AGGIUNTO ALLE «IMMANCABILI, SPIETATE SANZIONI ECONOMICO-COMMERCIALI DA APPLICARE AI "PAESI RECALCITRANTI O NON ALLINEATI", HA CERTO UN NOME APPARENTEMENTE PIÙ MORBIDO DI «IMPERIALISMO», MA LA SUA "SOSTANZA LACRIME E SANGUE" NON CAMBIA: SI CHIAMA «NEOCOLONIALISMO» (L'AFRICA "POST INDIPENDENTISTA" NE SA QUALCOSA!), ED OGGI TORNA ALLA RIBALTA DELLE CRONACHE INTERNAZIONALI CON I TORMENTATI CASI, CERTO "IDEOLOGICAMENTE OPPOSTI", DI "MADURO IN VENEZUELA" E DI "BOLSONARO ("AMAZZONIA TRISTE"!) IN BRASILE"!!!</span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQiSDVpKobwwJ6W0os3trsqy_NN7gCwMebVUPkac3mfY6nFUKJtrRo9UeQRCMlsihExnObrcXBVPr9u3EOUSkx3A85_UnxfFHIbOcd6ajxk4E-kIONzlTgzUOaRURCffJA8V5rrm06zZra/s1600/Miguel+Angel+Asturias%252C+Week-End+in+Guatemala+%25281964%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1046" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQiSDVpKobwwJ6W0os3trsqy_NN7gCwMebVUPkac3mfY6nFUKJtrRo9UeQRCMlsihExnObrcXBVPr9u3EOUSkx3A85_UnxfFHIbOcd6ajxk4E-kIONzlTgzUOaRURCffJA8V5rrm06zZra/s640/Miguel+Angel+Asturias%252C+Week-End+in+Guatemala+%25281964%2529.jpg" width="418" /></a></div>
<div class="_1mf _1mj" data-offset-key="drbj0-0-0">
</div>
</div>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span data-offset-key="87eue-0-0"><span data-text="true"></span></span></span></div>
</div>
</div>
Il Custodehttp://www.blogger.com/profile/09230724699780266634noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7363109472746170575.post-58570945628114502312019-09-01T17:30:00.002+02:002019-09-16T02:21:31.177+02:00UN SAGGIO (PIÙ ATTUALE CHE MAI!) DEL GRANDE SAMIR AMIN!!!<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="font-size: large;"><b>Samir Amin, <i>I Mandarini del Capitale Globale</i>, </b></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><span style="font-size: large;"><b>trad. it., DATANEWS, Roma 1994</b></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><b>Presentazione<br />
«Pubblicato nell'ambito della campagna internazionale "Cinquant'anni
bastano!", sul cinquantesimo anniversario della nascita a Bretton Woods
della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale, il libro
analizza gli scenari di crisi e insieme di transizione del capitalismo
reale come sistema mondiale. <br /> La crescente mondializzazione dell'economia e la mancanza di una corrisponden<span class="text_exposed_show">te
mondializzazione della politica determinano la completa ingovernabilità
dei processi economici. L'unico attore veramente globale diviene il
capitale e i suoi mandarini (Banca Mondiale, Fondo Monetario
Internazionale, G7) che governano la crisi attuale con l'unico obiettivo
del massimo profitto. Finanziarizzazione dell'economia, disoccupazione,
crescente divario Nord-Sud, devastazione ambientale, impoverimento del
Terzo Mondo, ne sono le conseguenze. <br /> È possibile una riforma delle
istituzioni economiche internazionali? Oppure esse vanno radicalmente
superate da una politica alternativa su scala mondiale che si pone come
obiettivo ineludibile il socialismo?»</span></b></span></div>
<div class="text_exposed_show" style="text-align: justify;">
<br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><b>DAL BREVE QUANTO DENSISSIMO TESTO DI AMIN, FONDAMENTALE ALL'EPOCA, È
PASSATO UN QUARTO DI SECOLO, E COME BEN SAPPIAMO C'È STATA SÍ UNA
"RISPOSTA" ALLE SUE CRUCIALI DOMANDE, MA È STATA PURTROPPO DI TUTT'ALTRO
SEGNO RISPETTO A QUELLE DA LUI AUSPICATE (E "PROGETTATE IN
ALTERNATIVA"!), RIASSUMIBILI NEL LUMINOSO DISTICO: «SOCIALISMO O
BARBARIE»! LE "RISPOSTE ALLA CRISI DELL'EPOCA" LE HANNO "OFFERTE/IMPOSTE
DALL'ALTO, IN UNA TREMENDA CONTROFFENSIVA", PROPRIO IL «CAPITALE
GLOBALE E I SUOI MANDARINI»: «NEOLIBERISMO SELVAGGIO», È STATO IL SUO
NOME E IL SUO "AGIRE", E A PAGARNE L'ALTISSIMO PREZZO SONO STATI ANCORA
UNA VOLTA «INDIVIDUI, CLASSI, POPOLAZIONI E AMBIENTI IN OGNI PARTE DEL
MONDO»!!!<br /> EPPURE, LE QUESTIONI SOLLEVATE CON PROFONDO ACUME DA AMIN
SONO ANCORA TUTTE QUI, DINANZI A NOI, SUL TAPPETO, E CE NE OFFRE UN
SAGGIO LO STESSO AUTORE IN UN PASSAGGIO ILLUMINANTE, PROFETICO E PIÙ CHE
MAI "ATTUALE": "Una congiuntura così particolare invita a tornare sulla
questione delle tendenze spontanee nella gestione del capitale. È in
questa prospettiva che ho messo l'accento su quelli che io chiamo i
«cinque monopoli» (monopolio del mercato finanziario di capitali; delle
nuove tecnologie; delle armi di distruzione di massa; dei sistemi
comunicativi globali; dell'accesso alle risorse naturali del pianeta -
NdR) attraverso i quali il dominio dei centri sulle periferie potrebbe
svilupparsi nell'avvenire prossimo (cfr. <i>La nouvelle polarisation
mondiale</i>)." Ivi, p. 28</b></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEivsg3yW9_EN-KYOjmLDDZQsH-jhSNRy9itgxCgUxh5wBt9hEOv2M-aW8Cy3WqdF89MIEbsSJ3gWhQisaHi7vDEGx-c4BI5x76v7jYr3YKmdrO7CZ8psW4PSYXDrhUhik6oPsgYqXhUSWqj/s1600/Samir+Amin%252C+I+Mandarini+del+Capitale+Globale+%25281994%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="422" data-original-width="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEivsg3yW9_EN-KYOjmLDDZQsH-jhSNRy9itgxCgUxh5wBt9hEOv2M-aW8Cy3WqdF89MIEbsSJ3gWhQisaHi7vDEGx-c4BI5x76v7jYr3YKmdrO7CZ8psW4PSYXDrhUhik6oPsgYqXhUSWqj/s1600/Samir+Amin%252C+I+Mandarini+del+Capitale+Globale+%25281994%2529.jpg" /></a></div>
</div>
Il Custodehttp://www.blogger.com/profile/09230724699780266634noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7363109472746170575.post-71956633205402488612019-08-18T19:45:00.001+02:002019-08-18T19:52:04.281+02:00IL «M5S COME CENTRO DEL "TERZO POLO ANTI-SISTEMA"»!!!<div style="text-align: justify;">
<b>Ottima l'analisi prospettica di Antonio Ingroia (sul Fatto Quotidiano del 17 Agosto 2019), analisi che, ormai da
parecchi anni, è anche la nostra! Noi prendevamo le mosse da un testo
fondamentale di Marco Revelli apparso per i tipi Bollati Boringhieri nel
lontano 1996, dal significativo titolo "Le due destre". In esso, nella
sostanza, si rimarcava sul fatto che il "bipolarismo modello
anglosassone cancellasse la democrazia a favore delle oligarchie",
essendo ambedue i poli (apparentemente!) opposti dello schieramento
politico (negli USA quanto in Europa), perfettamente funzionali a
quell'unico SISTEMA ECONOMICO-POLITICO che, teorizzato dai Chicago Boys
nei primi anni '70, si era rapidamente "istituzionalizzato" attraverso
le esperienze di governo della Thatcher in GB (che la "terza via" di
Blair erediterà poi nella sostanza!) e di Reagan oltreoceano: il
NEOLIBERISMO. Emblematico, per Revelli, il caso Italia, che vedeva
"formalmente contrapporsi" (per "convergere in realtà nella sostanza"
appunto!) una DESTRA POPULISTA (Berluska & C.) e una DESTRA
TECNOCRATICA (Grande Industria, Grands Commis dell'Impresa Pubblica
& Mediobanca), ove l'oligarchia del PD (allora PdS) finiva per
risultare una "protesi" di questa SECONDA DESTRA! <br /> E lo si è ben
visto, prima col governo d'Alema, poi, nell'ultimo ventennio, coi
governi Prodi, Letta, Renzi e Gentiloni, con la "cinica salvaguardia
degli interessi dei più forti, l'accettazione pressoché supina delle
politiche di austerity imposte dalla Troika, l'attacco frontale al mondo
del lavoro, la crescita smisurata delle disuguaglianze socio-economiche
e della povertà diffusa, l'allarmante degrado ambientale..., a tacere
dell'appoggio incondizionato fornito all'esecutivo Monti". Come hanno
pertinentemente sottolineato Antonio Padellaro e Silvia Truzzi nel
recente "C'era una volta la sinistra", nell'ultimo ventennio «la
sacrosanta battaglia dei diritti civili è stata brandita - questo il più
imperdonabile tra gli imbrogli - contro i diritti sociali, mentre si
smantellava il sistema del Welfare nell'assordante silenzio degli
intellettuali (organici solo al tengo famiglia). La rivendicazione di
quanto fatto per i diritti civili nelle ultime esperienze di governo non
può bastare, significa rassegnarsi a una vocazione elitaria, cieca ai
bisogni di una maggioranza sofferente».<br /> Per tornare all'attuale
"congiuntura istituzionale indotta dalla crisi di governo", risultano
allora cruciali un paio di passaggi di Ingroia. Il primo: «L'operazione
di Zingaretti (andare subito alle elezioni per "derenzizzare il Pd"),
poco preoccupata per le sorti del Paese, è soprattutto furba e
stabilizzante, perché ha l'ambizione di fare del Pd il principale
partito di opposizione nella prossima legislatura a trazione leghista,
così da ristabilire la vecchia dialettica parlamentare destra-sinistra e
ripristinare quel sistema sostanzialmente bipolare crollato con la
potente ascesa elettorale del M5S. C'è un solo modo per opporsi a questo
scenario, mettendo in conto che inevitabilmente si andrà al voto nei
prossimi mesi: guardare avanti e al dopo. Costruire un "terzo" polo,
alternativo a quelli tradizionali che abbia il M5S come cardine per un
progetto di reale cambiamento del Paese, visto che - come giustamente
scriveva Stefano Fassina su queste stesse colonne sabato scorso - il M5S
rimane "l'unico partito anti-sistema" col quale solo una "sinistra di
popolo" potrebbe allearsi». Si può fare?, si chiede Ingroia... e subito
dopo offre la risposta, che noi condividiamo pienamente,
"amplificandola": «È VENUTO IL MOMENTO CHE IL M5S, TORNANDO ALLA SUA
MATRICE ORIGINARIA, SI APRA AD UN'ALLEANZA STRATEGICA, POLITICA E NON
SOLO ELETTORALE, AL MONDO CHE LE È PIÙ VICINO E SIMILE, PER NON ESSERE
COSTRETTO A FARE ALLEANZE PARLAMENTARI CON CHI LE È PIÙ LONTANO E
DIVERSO, COME È ACCADUTO CON LA LEGA, COME ACCADREBBE COL PD. L'APPELLO È
CHIARAMENTE RIVOLTO ALLO STESSO TEMPO A TUTTI I MOVIMENTI CIVICI,
NAZIONALI E TERRITORIALI, ALLE ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE, ANTIMAFIA E
ANTICORRUZIONE, CHE SI RICONOSCONO NELLA COSTITUZIONE, AFFINCHÉ LAVORINO
INSIEME ALLA COSTRUZIONE DI UN COORDINAMENTO NAZIONALE PER UN'ALLEANZA
PER IL CAMBIAMENTO ATTRAVERSO L'ATTUAZIONE DELLA COSTITUZIONE»!<br />
BENE. LA "PALLA" ORA PUÒ E DEVE TORNARE APPUNTO AL M5S, CON LA PIÙ
CLASSICA DELLE ESORTAZIONI: «ORSÙ, AMICI: HIC RHODUS, HIC SALTA»!!!</b></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDeEdhX6iQpesgkapYlzCJl-D-uLYfBQ4oz6BD4-hVZoxIJ-Ysmx0KQxU9pRYkociMeYWfNjaTonzcgjnYjqOlqZJGVFz6Ls75wRdxtm5PpwLhKAC38gx8q-giuJq6W4Tv9iQIMEcxBayQ/s1600/Antonio+Ingroia%252C+M5S+%2526+Terzo+Polo+Anti-Sistema.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="818" data-original-width="960" height="340" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDeEdhX6iQpesgkapYlzCJl-D-uLYfBQ4oz6BD4-hVZoxIJ-Ysmx0KQxU9pRYkociMeYWfNjaTonzcgjnYjqOlqZJGVFz6Ls75wRdxtm5PpwLhKAC38gx8q-giuJq6W4Tv9iQIMEcxBayQ/s400/Antonio+Ingroia%252C+M5S+%2526+Terzo+Polo+Anti-Sistema.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Il Custodehttp://www.blogger.com/profile/09230724699780266634noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7363109472746170575.post-46105996011752140232019-08-11T01:45:00.000+02:002019-08-11T01:58:16.235+02:00A PROPOSITO DEI "DIKTAT" DI UN «TIPO DA SPIAGGIA»!!!<div style="text-align: justify;">
<b>NON ESISTE AL MONDO CHE QUESTO «TIPO DA SPIAGGIA (E STIAMO GIÀ
"ESAGERANDO"!)», PER QUANTO "POMPATO AD HOC" DAL «CIRCO MEDIATICO
ITALIOTA (ASSERVITO!) A RETI PRESSOCHÉ UNIFICATE </b><b>("SONDAGGIVENDOLI COMPIACENTI" COMPRESI!)», DECIDA "TEMPI E MODI
DEL RITORNO AL VOTO"! «LUI» PUÒ CERTO, E LO HA FATTO, "USCIRE DALLA
COALIZIONE DI GOVERNO NON RINNOVANDO AD ESSO LA PROPRIA PERSONALISSIMA
FIDUCIA", MA A DETTARE APPUNTO "TEMPI E MODI DEL RITORNO AL PAESE ALLE
URNE", COME PREVEDE LA "NOSTRA COSTITUZIONE", SONO IL "PARLAMENTO", C<span class="text_exposed_show">HE
FINO A PROVA CONTRARIA "RESTA SOVRANO", E IL "CAPO DELLO STATO", CHE
INFATTI, COME RECITA L'ART. 73 co. 1, «può, sentiti i Presidenti della
Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, indire le elezioni
della Camera dei deputati prima del termine ordinario, nel caso di
dimissioni del Governo ai sensi dell'art. 76»! IL RESTO È "FUFFA O
DELIRIO DI ONNIPOTENZA" DI UN «SEMPLICE MINISTRO (A NOSTRO AVVISO
PERALTRO "ASSOLUTAMENTE INADEGUATO AL DELICATO RUOLO"!)» IL QUALE, NEL
CASO NON RIESCA PROPRIO A "CONTROLLARE LE PROPRIE SMANIE", COMINCI
INTANTO A "RASSEGNARE LE SUE DIMISSIONI", CHÉ «QUALCUNO PIÙ DEGNO PER
RIMPIAZZARLO È POSSIBILE TROVARLO IN UN BATTIBALENO»!!!<br /> E SIA BEN
CHIARO: LE «SUE», DI DIMISSIONI, «NON IMPLICANO AFFATTO, PER COSÍ DIRE
"IN AUTOMATICO", LE «DIMISSIONI DI QUEL GOVERNO IN CUI "LUI" È ENTRATO
IN MINORANZA E RIMANE, A TUTT'OGGI, IN MINORANZA»!!!</span></b></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgMBN6M4WLrsO6niS54JRYDATZcB6t07Fji8YmHE93l84WNOUodXdP1WQnMvhRMNvUyWYG4Azv6j0mDXf7emBS1Ib06X0S_olssTe_VJOn4S7JABe4yJmo2ev3-nzNimkisaUllHJ_cpLI/s1600/Salvini+Indegno.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="434" data-original-width="480" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgMBN6M4WLrsO6niS54JRYDATZcB6t07Fji8YmHE93l84WNOUodXdP1WQnMvhRMNvUyWYG4Azv6j0mDXf7emBS1Ib06X0S_olssTe_VJOn4S7JABe4yJmo2ev3-nzNimkisaUllHJ_cpLI/s1600/Salvini+Indegno.jpg" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Il Custodehttp://www.blogger.com/profile/09230724699780266634noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7363109472746170575.post-15484316712011729912019-07-31T02:01:00.001+02:002019-07-31T02:04:27.982+02:00«SAVOINI & CAMERATI»!!!<div style="text-align: justify;">
<b>«COSÍ, TANTO PER RINFRESCARE LA MEMORIA (ANCHE QUELLA "STORICA"!) A NOI TUTTI, MA SOPRATTUTTO A "SELFINI ER PACCHIA", CHE IN UN PRIMO MOMENTO, A SENTIR NOMINARE GIANLUCA SAVOINI, TRA LO SCOCCIATO E L'ANNOIATO DISSE DI "NON CONOSCERLO"»!!!</b></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>«Era iscritto al Movimento Sociale Italiano dal 1969. Nel settembre
1972 iniziò a frequentare gli ambienti dei neofascisti milanesi che si
davano ritrovo in Piazza San Babila. Il 12 aprile 1973 partecipò agli
scontri tra neofascisti e forze dell'ordine, nel cosiddetto giovedì nero
di Milano. Gli scontri culminarono con la morte dell'agente di polizia
Antonio Marino, colpito in petto da una bomba a<span class="text_exposed_show"> mano.</span></b></div>
<div class="text_exposed_show" style="text-align: justify;">
<b>
Murelli fu arrestato assieme a Vittorio Loi, e incriminato per aver
gettato le bombe. Fu infine condannato a diciotto anni di reclusione.<br />
In questa foto: a sinistra c'è Maurizio Murelli, il fascista condannato
per la morte del poliziotto di 23 anni Antonio Marino, aprile 1973.<br />
A destra c'è Savoini, il fedelissimo di Salvini, quello che lo
accompagna in Russia da anni, accusato di corruzione internazionale per
una trattativa finalizzata secondo gli inquirenti al finanziamento della
Lega.<br /> Sono al ristorante del figlio del fondatore di Ordine Nuovo.»</b><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgnFmFOzPtUzKQdxSWY95VTKL4M6o1fMqAuWmCPLDQIBhMUiG114yOZbnj0aVz3nJKs4lsLp-nMvvnIRE2ofvn8wusBVIHmWGyvcICnjvv4E6AY38sgaNOtjAJ2jZ98QJl4WycVs1-y01x/s1600/Savoini+%2526+Camerati+al+ristorante+del+figlio+del+fondatore+di+Ordine+Nuovo+%2528Anni+%252770%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="705" data-original-width="838" height="336" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgnFmFOzPtUzKQdxSWY95VTKL4M6o1fMqAuWmCPLDQIBhMUiG114yOZbnj0aVz3nJKs4lsLp-nMvvnIRE2ofvn8wusBVIHmWGyvcICnjvv4E6AY38sgaNOtjAJ2jZ98QJl4WycVs1-y01x/s400/Savoini+%2526+Camerati+al+ristorante+del+figlio+del+fondatore+di+Ordine+Nuovo+%2528Anni+%252770%2529.jpg" width="400" /></a></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Il Custodehttp://www.blogger.com/profile/09230724699780266634noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7363109472746170575.post-28310851266542577632019-07-30T01:48:00.001+02:002019-07-30T01:48:46.913+02:00A PROPOSITO DI «CITAZIONI SBAGLIATE»!!!<span style="font-size: large;"><b>Stefano Lorenzetto, <i>Chi (non) l'ha detto. Dizionario delle citazioni sbagliate</i>, Marsilio 2019<i><br /></i></b></span><br />
<br />
Presentazione<br />
"Gesù Cristo non disse mai «Lazzaro, alzati e cammina!» Galileo Galilei
non esclamò «Eppur si muove!» L’adagio «A pensar male si fa peccato, ma
spesso s’indovina» non è di Giulio Andreotti. Sarà vero l’aforisma di
Winston Churchill secondo cui a Londra «un taxi vuoto si è fermato
davanti al numero 10 di Downing Street, e ne è sceso Attlee»? No, falso:
infatti si trattava di una carrozza e ne discese, a Parigi, Sarah
Bernhardt. «Vivi come se tu dovessi morire subito, pensa come se tu non
dovessi morire mai» sarà del filosofo Julius Evola o della pornostar
Moana Pozzi? Sono passati più di vent’anni da quando Paolo Mieli, per
due volte direttore del «Corriere della Sera», minacciò: «Una citazione
latina sbagliata in un discorso o riportata erroneamente in un articolo
dovrà diventare un’onta perenne, un guaio peggiore di un avviso di
garanzia». Purtroppo, da allora, poco è cambiato, se non in peggio.
Giornalisti e politici continuano ad attribuire pensieri in libertà a
personaggi che non si sono mai sognati di esprimerli. Convinto che il
“citazionismo” sia la deriva che più ha tolto credibilità alla casta
degli scribi cui egli stesso appartiene, Stefano Lorenzetto ha
sottoposto a radiografia detti, non detti e contraddetti, cercando di
scoprire, per i più celebri, come e perché si siano diffusi in modo
errato. I risultati dell’indagine risultano sconcertanti e al tempo
stesso divertenti. L’esclamazione «Elementare, Watson!» non è mai uscita
dalla bocca di Sherlock Holmes né tantomeno dalla penna di Arthur Conan
Doyle. E, a dispetto dell’aneddotica circolante su Mike Bongiorno, la
signora Longari ha spiegato all’autore di questo libro che non è mai
caduta sull’uccello. Materia sterminata, infingarda, magmatica,
cangiante. Forse perché «la vita stessa è una citazione», diceva Jorge
Luis Borges (ma l’avrà detto davvero?)."<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhtJMdwR0K0XlYvM9zpNmPqDrGX9PZgB3FsTpZO7DE0o_APAWAMO1EeCHgFrJdsDACzy4v8F42hvXW7IaLcPHq1xxgdxZlIMcogvQyqNMSdMjkGuBAr2paLAuLW5cYQH-ifV2rOspBDBkDa/s1600/Stefano+Lorenzetto%252C+Chi+%2528non%2529+l%2527ha+detto.+Dizionario+delle+Citazioni+Sbagliate+%25282019%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="548" data-original-width="326" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhtJMdwR0K0XlYvM9zpNmPqDrGX9PZgB3FsTpZO7DE0o_APAWAMO1EeCHgFrJdsDACzy4v8F42hvXW7IaLcPHq1xxgdxZlIMcogvQyqNMSdMjkGuBAr2paLAuLW5cYQH-ifV2rOspBDBkDa/s1600/Stefano+Lorenzetto%252C+Chi+%2528non%2529+l%2527ha+detto.+Dizionario+delle+Citazioni+Sbagliate+%25282019%2529.jpg" /></a></div>
Il Custodehttp://www.blogger.com/profile/09230724699780266634noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7363109472746170575.post-82804325937664229112019-07-30T01:32:00.000+02:002019-07-30T01:32:38.615+02:00UNA CONCISA RIFLESSIONE SUL «BULLISMO MADE IN USA»!!!<div style="text-align: justify;">
<b>L'ARTICOLO QUI RIPORTATO (VEDI LINK) SI OCCUPA DEL «"BULLISMO" COME "INFAME STRUMENTO STRATEGICO
DELLA GEOPOLITICA USA"», MA A NOI INTERESSA ANCHE IL «"BULLISMO VIOLENTO
QUOTIDIANO" A STELLE E STRISCE», QUELLO INTRISO A TUTT'OGGI DI
SUPREMATISMO, RAZZISMO E SEGREGAZIONISMO (QUANDO NON DI "APERTO
FASCISMO"!), RESO ANCOR PIÙ PERICOLOSO E DEVASTANTE DAL FATTO CHE INTERI
STRATI DELLA POPOLAZIONE SONO, COME NOTO, "ARMATI FINO AI DENTI"!
EBBENE, TUTTA UNA SERIE DI COMPORTAMENTI E ATTEGGIAMENTI CINICI E VIOL<span class="text_exposed_show">ENTI
VENGONO FORTEMENTE AMPLIFICATI, FRA L'ALTRO, DALLA "POTENTE INDUSTRIA
MEDIATICA D'OLTROCEANO", LA QUALE ESPORTA INCESSANTEMENTE, SUI MERCATI
GLOBALI, UNA "VALANGA DI PRODOTTI AUDIOVISIVI CHE ESIBISCONO ED ESALTANO
SENZA FRENI LE PEGGIORI PULSIONI DI CUI GLI ESSERI UMANI (O CIÒ CHE
RESTA DI ESSI!) POSSANO RIVELARSI CAPACI", OVVIAMENTE BATTENDO LA
GRANCASSA SUL "DOGMA IGNOBILE QUANTO INDISCUTIBILE DEL SISTEMA
CAPITALISTICO": «ARRAFFARE SOLDI, SOLDI, E POI ANCORA SOLDI IN OGNI MODO
E CON OGNI MEZZO, PERCHÉ SOLO COSÍ, "IN QUESTO MONDO STRAVOLTO", SEI
"QUALCUNO"»!!!<br /> EVIDENTEMENTE, NON PAGHI DI DEDICARSI COL CLASSICO
FERVORE IDEOLOGICO ALLA «COLONIZZAZIONE DEGLI IMMAGINARI COLLETTIVI DEL
RESTO DEL MONDO», I «PADRONI DEL VAPORE MADE IN USA» ORA (MA NON CERTO
DA OGGI!) LASCIANO CHE ANCHE I LORO "BENESTANTI QUANTO DISTURBATI
RAMPOLLI" VENGANO IN CARNE ED OSSA A METTERE IN PRATICA, QUI DA NOI,
QUANTO ZELANTEMENTE APPRESO NEL CORSO DI UNA "EDUCAZIONE A DIR POCO
DISTORTA"! DEL RESTO, ANCHE QUESTO RICADE ALL'INTERNO DI UN ALTRO "SOMMO
DOGMA DEL TURBOCAPITALISMO ALL'AMERIKANA": «SEMPRE E IN OGNI MODO
FANATICI SOVRANISTI/NAZIONALISTI E "PROTEZIONISTI" IN CASA PROPRIA, MA
PIÙ CHE MAI FEROCI IMPERIALISTI/GLOBALISTI E "LIBERISTI" IN CASA
ALTRUI»!!!</span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><span class="text_exposed_show"><a href="https://www.ice.it/it/news/notizie-dal-mondo/113506?fbclid=IwAR2T3FQtDSvtM8M1iyvpQoFJDw6KrS6Qe37laaf6U4FHQ2K5B5TY5GYrh-Q">https://www.ice.it/it/news/notizie-dal-mondo/113506?fbclid=IwAR2T3FQtDSvtM8M1iyvpQoFJDw6KrS6Qe37laaf6U4FHQ2K5B5TY5GYrh-Q</a> </span></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<b><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg7oU-3ddinvPrxvNFCnr9yOPWebvEnCqnM-uxbYslKRemGhsSphKwKbuLncPfehZrUJa7bOhaz3Ek_mP-RPx0dVl1lbfrj7HfAa24qyYFWY83u9loqDd7XB80Gj9yfv1tUwh0l_8cxSlIY/s1600/USA+Razzisti+%2526+Segregazionisti.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="450" data-original-width="336" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg7oU-3ddinvPrxvNFCnr9yOPWebvEnCqnM-uxbYslKRemGhsSphKwKbuLncPfehZrUJa7bOhaz3Ek_mP-RPx0dVl1lbfrj7HfAa24qyYFWY83u9loqDd7XB80Gj9yfv1tUwh0l_8cxSlIY/s1600/USA+Razzisti+%2526+Segregazionisti.jpg" /></a></b></div>
Il Custodehttp://www.blogger.com/profile/09230724699780266634noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7363109472746170575.post-10175460507848399882019-07-23T01:42:00.001+02:002019-07-23T01:42:09.845+02:00ALL'EPOCA DEL: «NON SI AFFITTA A CANI E ITALIANI»!!!<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><b>Concetto Vecchio, "Cacciateli! Quando i migranti eravamo noi", Feltrinelli 2019</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;">Presentazione <span class="text_exposed_show"><br /> «James Schwarzenbach,
un editore colto e raffinato di Zurigo, rampollo di una delle famiglie
industriali più ricche della Svizzera, cugino della scrittrice Anne
Marie Schwarzenbach, a metà degli anni sessanta entra a sorpresa in
Parlamento a Berna, unico deputato del partito di estrema destra
Nationale Aktion, e come suo primo atto promuove un referendum per
espellere dalla Svizzera trecentoquarantamila stranieri, perlopiù
italiani. È l’inizio di una campagna di odio contro gli emigrati
italiani che dura anni e che sfocerà nel referendum del 7 giugno 1970,
quando Schwarzenbach, solo contro tutti (giornali, establishment,
Confindustria sono schierati su posizioni opposte), perderà la sua sfida
solitaria per un pelo. Com’è stato possibile? Cosa ci dice del
presente questa storia dimenticata? E come si spiega il successo della
propaganda xenofoba, posto che la Svizzera avrà dal 1962 al 1974 un
tasso di disoccupazione inesistente e sono stati proprio i lavoratori
italiani, i Gastarbeiter richiamati in massa dal boom economico, a
proiettare il paese in un benessere che non ha eguali nel mondo? Eppure
Schwarzenbach, a capo del primo partito antistranieri d’Europa, con toni
e parole d’ordine che sembrano usciti dall’odierna retorica populista,
fa presa su vasti strati della popolazione spaesata dalla
modernizzazione, dalle trasformazioni economiche e sociali e dal ’68.
Schwarzenbach fiuta le insicurezze identitarie e le esaspera. “Svizzeri
svegliatevi! Prima gli svizzeri!” sono i suoi slogan, mentre compaiono
le inserzioni “Non si affitta a cani e italiani”. In una serrata
inchiesta fra racconto e giornalismo, Concetto Vecchio fa rivivere la
stagione dell'emigrazione di massa, quando dalle campagne del Meridione e
dalle montagne del Nord si andava in cerca di fortuna all'estero. E in
un viaggio nella memoria collettiva del nostro Paese, nell'Italia povera
del dopoguerra, raccoglie le voci degli emigrati di allora e sottrae
all'oblio una storia di ordinario razzismo di cui i nostri connazionali
furono vittime.»</span></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiqhCar6-JPbt3mklM2ay9Zpr0gdDvAtPYd7Ihd5xo7gwUbe4hr04s9oyPu4g5eMXLE8UG9hIXth-ccrM37zhZYrb7PBQZdqNu3mWf0Nu8GRxIxxXH3BlwGUPpq8Z0Ei1a3qc_IGQXA6lZk/s1600/Concetto+Vecchio%252C+Cacciateli%2521+Quando+i+Migranti+eravamo+Noi+%25282019%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1000" data-original-width="637" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiqhCar6-JPbt3mklM2ay9Zpr0gdDvAtPYd7Ihd5xo7gwUbe4hr04s9oyPu4g5eMXLE8UG9hIXth-ccrM37zhZYrb7PBQZdqNu3mWf0Nu8GRxIxxXH3BlwGUPpq8Z0Ei1a3qc_IGQXA6lZk/s640/Concetto+Vecchio%252C+Cacciateli%2521+Quando+i+Migranti+eravamo+Noi+%25282019%2529.jpg" width="407" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-size: small;"><span class="text_exposed_show"> </span></span><b> </b></span></div>
Il Custodehttp://www.blogger.com/profile/09230724699780266634noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7363109472746170575.post-47478398201881872462019-07-21T17:39:00.000+02:002019-07-21T17:39:43.967+02:00«MORTE (O COMUNQUE "DEVASTAZIONE"!) A CREDITO»!!!<h1 class="a-size-large a-spacing-none" id="title" style="text-align: justify;">
<span class="a-size-large" id="productTitle">Gianluigi Paragone, <i>La vita a rate. Il grande inganno della modernità: soldi in prestito in cambio dei diritti</i>, Piemme 2019</span></h1>
<h1 class="a-size-large a-spacing-none" id="title" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span class="a-size-large" id="productTitle">VI RICORDATE DEI FAMIGERATI </span></span><span class="a-size-large" id="productTitle"><span class="st"><span class="f"><span style="font-size: small;"><a class="fl" data-ctbtn="2" data-cthref="/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=4&cad=rja&uact=8&ved=2ahUKEwiPot76qMbjAhXR-aQKHaY6DrEQygQwA3oECAEQBg&url=https%3A%2F%2Fit.wikipedia.org%2Fwiki%2FSubprime%23Mutui_ipotecari_subprime&usg=AOvVaw2lSCnZdJjHkL0X4TwSdSEt" href="https://www.google.com/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=4&cad=rja&uact=8&ved=2ahUKEwiPot76qMbjAhXR-aQKHaY6DrEQygQwA3oECAEQBg&url=https%3A%2F%2Fit.wikipedia.org%2Fwiki%2FSubprime%23Mutui_ipotecari_subprime&usg=AOvVaw2lSCnZdJjHkL0X4TwSdSEt"><b>Mutui</b> ipotecari <b>subprime</b></a>, QUELLI CHE, "POMPATI AD HOC" DALLA «GANG BUSH», AVREBBERO PERMESSO ANCHE AGLI AMERIKANI MENO ABBIENTI (E GIÀ "CATTIVI DEBITORI"!) DI PERMETTERSI UNA CASA, E LA CUI "INSOLVENZA" È STATA FRA LE CAUSE PRINCIPALI DELLA «DEVASTANTE CRISI ECONOMICO-FINANZIARIA</span></span></span></span><span class="a-size-large" id="productTitle"><span class="st"><span class="f"><span style="font-size: small;"> GLOBALE DEL 2007-08»?!?</span></span></span></span></h1>
<h1 class="a-size-large a-spacing-none" id="title" style="text-align: justify;">
<span class="a-size-large" id="productTitle"><span class="st"><span class="f"><span style="font-size: small;"><span style="font-weight: normal;">Presentazione</span> </span> </span></span></span><span style="font-size: small;"><span class="a-size-large" id="productTitle"><span class="st"><span class="f"></span></span></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-size: small;"><span class="a-size-large" id="productTitle"><span class="st"><span class="f"> </span></span></span></span></span></h1>
<h1 class="a-size-large a-spacing-none" id="title" style="text-align: justify;">
<span style="font-weight: normal;"><span style="font-size: small;"><span class="a-size-large" id="productTitle"><span class="st"><span class="f">«Gianluigi Paragone, con il suo solito stile provocatorio, ci impone una
riflessione sul più grande inganno della modernità: soldi in prestito in
cambio dei diritti. La casa e la macchina, sicuramente. E il televisore
o il frigorifero? E le vacanze? Anche quelli li stai pagando a rate?
Nella frenesia dei tempi moderni nessuno più si domanda o si rende conto
di quanti prestiti, piccoli o grandi, stiamo cumulando. Forse anche il
telefonino lo abbiamo preso a rate cedendo all'offerta della compagnia
telefonica. Già, la nostra vita sta diventando sempre più una vita a
rate, una vita in prestito. Ma l'affare chi lo sta facendo? Ci sono
famiglie che hanno impegnato più di quello avrebbero potuto: persino le
cure sanitarie si cominciano a pagare a rate. Perché? È tutto casuale,
segno appunto dei tempi moderni - come piace dire a qualcuno - oppure è
una tentazione in atto da decenni, attraverso una sapiente operazione di
marketing, per sostituire i tuoi diritti (il lavoro, la giusta
retribuzione, la privacy...) con loro concessioni? Il mondo della
finanza, con i suoi prodotti sempre più sofisticati ci sta spingendo a
un progressivo indebitamento per poi accusarci proprio di non potercelo
mantenere. E allora, quando non ce la fai più, ecco il patatrac: sei
disposto ad accettare qualsiasi umiliazione dei tuoi diritti pur di non
saltare. Vale per le famiglie, per le imprese, per i commercianti. E
persino per lo Stato.»</span></span></span></span></span></h1>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg37sHhQrNUb7sUIZsB_zI91mlnjSM2fme16Exfmr3j-lvAWAuZniqpbOkcF5I5Pvm_esND5Es6vwiZqxkUOLMYlw0gU5Hfr3JoDlc3OO_1ujPo6pJFjXJWt6ZreKHJ7E22PiiQIeRx1Vof/s1600/Gianluigi+Paragone%252C+La+Vita+a+Rate.+Il+Grande+Inganno+della+Modernit%25C3%25A0+%25282019%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1228" data-original-width="800" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg37sHhQrNUb7sUIZsB_zI91mlnjSM2fme16Exfmr3j-lvAWAuZniqpbOkcF5I5Pvm_esND5Es6vwiZqxkUOLMYlw0gU5Hfr3JoDlc3OO_1ujPo6pJFjXJWt6ZreKHJ7E22PiiQIeRx1Vof/s640/Gianluigi+Paragone%252C+La+Vita+a+Rate.+Il+Grande+Inganno+della+Modernit%25C3%25A0+%25282019%2529.jpg" width="416" /></a></div>
<h1 class="a-size-large a-spacing-none" id="title" style="text-align: justify;">
<span style="font-weight: normal;"><span style="font-size: small;"><span class="a-size-large" id="productTitle"><span class="st"><span class="f"> </span></span></span></span></span></h1>
Il Custodehttp://www.blogger.com/profile/09230724699780266634noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7363109472746170575.post-54876690767324867772019-07-21T01:27:00.000+02:002019-07-21T01:27:08.776+02:00PER UNA «CONCRETISSIMA UTOPIA»!!!<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj92zoqn5v3xFVfug14Jz9uXTwL9qaYKT_JqbEqTJAMKJsSqakD0fnEI4sDWBxpCjcmpusurJkfnfXaD9gRMC7mHKbkiNvP9LU5KzS6ciwPRQ1e2Ggpy7Qcu_-KvWkP_1KjxmYwdTEj78UK/s1600/Utopia+Concreta.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="545" data-original-width="476" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj92zoqn5v3xFVfug14Jz9uXTwL9qaYKT_JqbEqTJAMKJsSqakD0fnEI4sDWBxpCjcmpusurJkfnfXaD9gRMC7mHKbkiNvP9LU5KzS6ciwPRQ1e2Ggpy7Qcu_-KvWkP_1KjxmYwdTEj78UK/s1600/Utopia+Concreta.jpg" /></a></div>
<br />Il Custodehttp://www.blogger.com/profile/09230724699780266634noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7363109472746170575.post-64700064800287299202019-07-12T00:32:00.000+02:002019-07-12T00:32:28.159+02:00«AUTONOMIE REGIONALI?!? SE PRENDI COSCIENZA DI COME VORREBBERO SCODELLARTELE I "PADANI" LE EVITI»!!!<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><b>Marco Esposito, "Zero al Sud. La storia incredibile (e vera) dell'attuazione perversa del federalismo fiscale", Rubbettino 2018</b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Presentazione<span class="text_exposed_show"><br />
«Per quindici decenni si è discusso della Questione Meridionale. Ma con
il federalismo fiscale il quadro è cambiato. Lo Stato ha misurato,
Comune per Comune, fabbisogni, costi e servizi con l'obiettivo di
attribuire a ciascun territorio le risorse corrette. I conteggi hanno
dato un risultato inatteso: si pensava di far emergere la cattiva spesa
del Sud e ci si è trovati davanti al dettaglio del profondo divario tra
le due Italie. L'uguaglianza ha un costo miliardario e così si è
imboccata la scorciatoia di piegare le regole in modo da attribuire al
Sud meno diritti e meno soldi. Lo Stato invece di costruire gli asili
nido o i binari dove mancano ha stabilito che, nei territori di tipo
"B", il fabbisogno è zero. Ha dimezzato la perequazione dove la
Costituzione garantiva che fosse "integrale". Si è aperta la strada al
federalismo differenziato, con maggiori autonomie, risorse e diritti
nelle Regioni ricche. Il saggio offre gli elementi per aprire,
finalmente, il dibattito pubblico. Prefazione di Gianfranco Viesti.»</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg7_T-iBGN3A8V86mQ-pfmOJJjjbsyoyeQgkCLyk7DbBHIuB9DGnx7NoaNp25G8IInEi_TbShYAczG2hbfiDBZc90_l5W0TJhwCy3ZWFylxPIKjN-Yc_xHJSQrgV5WnwvbVuER7R2g1iQok/s1600/Marco+Esposito%252C+Zero+al+Sud+%25282018%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1000" data-original-width="616" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg7_T-iBGN3A8V86mQ-pfmOJJjjbsyoyeQgkCLyk7DbBHIuB9DGnx7NoaNp25G8IInEi_TbShYAczG2hbfiDBZc90_l5W0TJhwCy3ZWFylxPIKjN-Yc_xHJSQrgV5WnwvbVuER7R2g1iQok/s640/Marco+Esposito%252C+Zero+al+Sud+%25282018%2529.jpg" width="394" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Il Custodehttp://www.blogger.com/profile/09230724699780266634noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7363109472746170575.post-51523736589556789262019-07-04T02:55:00.000+02:002019-07-04T02:55:11.381+02:00A PROPOSITO DI «MAFIE AL NORD»!!!<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><b>Nando Dalla Chiesa e Federica Cabras, <i><span itemprop="name">Rosso mafia. La 'ndrangheta a Reggio Emilia</span></i><span itemprop="name">,<span style="font-size: small;"> Bompiani Overlook 2019</span></span></b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><b><span itemprop="name"><span style="font-size: small;">Presentazione</span></span></b></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span itemprop="name"><span style="font-size: small;">«</span></span></span><span style="font-size: large;"><span itemprop="name"><span style="font-size: small;">Era la cosa più difficile da pensare, la mafia a Reggio Emilia. La mafia
che nasce e prospera nell'abbandono, nel degrado, nella disoccupazione,
e invece mette radici nella città simbolo della cura sociale, degli
asili migliori al mondo, del vitalissimo modello di sviluppo emiliano.
La mafia che al Nord trova spazio nella corruzione, nella finanza
d'avventura e nell'individualismo, e invece attecchisce nella città del
partito "dalle mani pulite", dell'economia industriale e contadina,
nella capitale della cooperazione. La mafia che trova spazio nelle
società imbelli e irresponsabili, e invece sfonda nella città dei
fratelli Cervi, delle lotte antifasciste, della solidarietà con ogni
buona causa. Com'è stato possibile questo autentico rovesciamento del
senso comune? Dove nasce questo paradosso della democrazia italiana? E
come va rivista la nostra teoria del fenomeno mafioso? Il libro risponde
a questi interrogativi ripercorrendo, tra affreschi storici e cronache
esemplari, una vicenda semisecolare e cercando i passaggi chiave della
grande anomalia.»</span></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6vM_GwU8KNXUEWEtX5KMHxlTp5PhiF9pA_FBjJagKegyM3sj5Q5Z-ex5_BudZrcQymtFQxHA5meSagHUIhAf-j26r_984Rp2Ho98G_hKuFaRrEX_yLr7V8rts6-8tqQ2UFwhv1GOz9jhR/s1600/Nando+dalla+Chiesa+%2526+Federica+Cabras%252C+Rosso+Mafia.+La+%2527ndrangheta+a+Reggio+Emilia+%25282019%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1000" data-original-width="714" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6vM_GwU8KNXUEWEtX5KMHxlTp5PhiF9pA_FBjJagKegyM3sj5Q5Z-ex5_BudZrcQymtFQxHA5meSagHUIhAf-j26r_984Rp2Ho98G_hKuFaRrEX_yLr7V8rts6-8tqQ2UFwhv1GOz9jhR/s640/Nando+dalla+Chiesa+%2526+Federica+Cabras%252C+Rosso+Mafia.+La+%2527ndrangheta+a+Reggio+Emilia+%25282019%2529.jpg" width="456" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span itemprop="name"><span style="font-size: small;"> </span></span><b><span itemprop="name"><span style="font-size: small;"> </span></span></b></span></div>
Il Custodehttp://www.blogger.com/profile/09230724699780266634noreply@blogger.com0